greta

ANSIA E GRETA

Greta Thunberg, la ragazzina che scuote le coscienze.
Greta ha ragioni da vendere (e non sto facendo illazioni sul libro appena uscito, sono serio), per carità e chiunque faccia propria la sua battaglia merita encomi.

Non posso, però, fare a meno di pensare che il messaggio sarebbe stato ancora più forte se fosse venuta dalla lontana Svezia a piedi, a cavallo o al massimo con una bici, e il passaparola più che sui social fosse nato e maturato con i piccioni (che defecano abbondantemente, però, aumentando di fatto il C02) .
Dico questo, con una punta di ironia, perché questa battaglia, giusta nei contenuti, non può e non deve diventare una fiera dell’ipocrisia

Noi che ne discutiamo dinanzi a una tastiera siamo consci che centri di elaborazione, server e personal computer inquinano quanto il settore aereo?
Infatti, entrambi sono responsabili del 2% (ciascuna) delle emissioni totali.
E quanti noi rinuncerebbero a prendere l’aereo per spostarsi?

Vabbè, dirà qualcuno, io uso lo smartphone, non il pc.
Allora devi sapere che consumano molta energia perché devono essere continuamente ricaricati, hanno vita breve e vengono riciclati solo in piccola percentuale.

Forniamoci allora di pannelli solari per l’energia, sapendo da subito che lo smaltimento dei loro componenti (eh sì, perché anche loro hanno un inizio e una fine) è altamente problematico.

Allora che facciamo, ci rinunciamo a pc, smartphone, aerei?

A proposito di rinunce, potremmo certamente rinunciare ad allevare animali e alla bistecca alla fiorentina (io no perchè Greta o non Greta, lo dico chiaramente,  morirò con un pezzo di carne in bocca), visto che l’allevamento contribuisce da solo al 14,5 % delle emissioni di gas serra globali.

E allora diamoci al vegano sapendo però che per coltivare sempre più′ soia (elemento base di alcune diete), anche solo per gustarci una bella bistecca di tofu, che fa fare pace lo stomaco con la coscienza, si stanno distruggendo ettari e ettari di foresta.

Ci diamo a mandorle e avocado? Benissimo però teniamoci pronti a prosciugare le risorse idriche visto il gran contenuto di acqua che richiedono.

Ascoltiamo i giovani, si dice.
I giovani, questi sì che sono importanti: cartelle pesanti, vero , ma se solo li educassimo a mandarli a scuola a piedi, al massimo in bici e non accompagnandoli comodamente in auto o col bus o comprandogli il motorino per essere piu liberi noi!
Io ho 50 anni e il mio futuro è oramai bello che andato , però ho due ragazzi al quale avrei voluto lasciare un mondo, economico, ambientale, sociale, migliore.
E se è vero che noi non abbiamo rinunciato ai nostri agi, non sarei tanto sicuro che i nostri giovani sappiano rinunciare ai loro.

A quanto pare nemmeno Greta rinuncerà a molto.
Questo per dire che il progresso è in parte regresso, da sempre.
Se Greta può fare la battaglia che fa è perché oggi con un click arriva a migliaia di ragazzi come lei, altrimenti appena vent’anni fa sarebbe diventata vecchia scrivendo lettere e affrancandole, oltre a spendere un patrimonio per spedirle.

Già, progresso e regresso.
Due semplici parole che sembrano in antitesi, invece…
Io ho avuto sempre la consapevolezza che se vuoi ammirare l’arcobaleno devi cantare per la pioggia e mettere in preventivo di sporcarti nel fango.

In tempi antichi peste e colera mietevano vittime a iosa e si fermavano quando non c’era più nessuno ad ammalarsi, sopratutto perché la scarsa densità abitativa dei vari paesi e le difficoltà degli spostamenti non permettevano che la malattia propagasse oltre un certo limite anche territoriale.
Poi abbiamo scoperto le cure, i vaccini e queste malattie sono quasi debellate, ma se tornassero a insorgere e oggi, dove con 9 ore di aereo puoi essere dall’altro capo del mondo, stiamo certi le vittime sarebbero il triplo di allora anche se probabilmente il focolaio durerebbe molto meno.

Questo perché non è abitudine dell’uomo pensare a ciò che viene dopo altrimenti sarebbe rimasto sugli alberi dove era una preda molto meno abbordabile che sulla terra, dove i grandi predatori erano molto più sviluppati sulle 4 zampe rispetto ai primi uomini che dovevano imparare a correre su due
Insomma, con le dovute proporzioni, era un confronto sui 100 metri tra Mennea e Pietro Gambadilegno.

Questo per dire che evoluzione fisica e cognitiva vanno di pari passo, sempre avanti e l’evoluzione cognitiva diviene scienza, scoperte, tecnologia, sviluppo.
Insomma, progresso.
Che però, come ogni luce, ha il suo cono d’ombra.
Nel quale si cela, quasi invisibile, una punta dell’opposto, il regresso.

Se oggi amiamo trovarci qui a disquisire di Greta e delle sue giuste idee dobbiamo accettare questo cono d’ombra.
L’alternativa ecologicamente corretta?
Esiste.
Tornare a penna e calamaio.

La vera domanda, quindi, è: a quanto e a cosa siamo disposti a rinunciare per salvare questo pianeta?
Guardiamoci intorno, dall’auto al tostapane, dallo smartphone al pc, dagli alimenti in frigo alle cartelle pesanti dei nostri ragazzi e diamoci una risposta.
Avanti, adagio, fanculo.

 

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