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4 dicembre, un voto su Renzi (e non solo)

Da pianta malata non nasce frutto buono.
Questo è quanto mi diceva sempre mio nonno.

Questo il motivo per il quale, il 4 dicembre, volendo o meno, gli italiani sono chiamati a dare un voto non solo ad una pasticciata riforma costituzionale, ma in primis ad un governo.

E non è questione, come ha anche capito Oscar Farinetti, di essere piu’ o meno antipatico Matteo Renzi.
Anzi, anche se il presunto premier toscano lo ha voluto personalizzare per primo, il voto referendario sarebbe stato comunque, per parole, opere ed omissioni, identificativo della stima che questo paese ha per Renzi e la sua corte di cortigiane e lacchè.

Quindi, chi dice di votare NO solo per entrare nel merito della questione della riforma costituzionale, delle due l’una: o è realmente convinto di ciò pur non avendo magari capito una mazza della stessa riforma, pur di apparire trendy, oppure vuole sembrare naif nascondendo il suo vero intento dietro una dietrologia per la difesa costituzionale.

Non c’è nulla di male comunque, perchè le critiche a questa riforma costituzionale ci stanno tutte, per carità!
Ma non scenderò in merito a questo, avendolo approfondito già altrove, su questo sito.

D’altra parte chi vota lo fa esattamente per gli stessi motivi di cui sopra nel primo caso, mentre è evidentemente assuefatto alle varie marchette elettorali, elargite a piene mani da Matteo Renzi e il suo clan, consistenti in premi ludici o minacce velate.

Ma io amerei tornare all’incipt iniziale.
Da pianta malata può nascere frutto buono?
Evidentemente no, e se la pianta ha fra i suoi parassiti elementi come Verdini, Boschi, Casini (anche solo per un deja vu politico di un nulla fatta nullità), Napolitano, le istituzioni bancarie di mezzo mondo e il carrozzone europeo, evidentemente non basta potare i rami malati, ma necessita tagliarla alla radice come gli ulivi del Salento.
La xilella, al loro cospetto, è come un infestazione di pidocchi: fastidiosa ma non letale!

Saranno i fatti a guidare il voto il 4 dicembre nelle cabine elettorali.

In caso di vittoria del Sì, prevarranno le mance degli 80 euro, le bandiere tolte, la manfrina inscenata con l’Europa di un premier oggi offeso ma che fino a ieri scodinzolava felicemente dietro ai suoi padroni franco-tedeschi-lussemburghesi, salvo poi fare il muso imbronciato quando gli stavano per bocciare la manovra finanziaria.

Oppure, se vincesse il NO, prevarrà il lavoro reso precario attraverso strumenti come il Jobs Act (che cacchio di mania di americaneggiare tutto!), la pensione alla quale si accede con il mutuo, la finta soppressione di Equitalia, il contante per pagamenti cash portato a 3000 euro (evidentemente a favore dei ricchi) e il prelievo sui conti correnti da giustificare alla soglia dei 1000 euro (evidentemente a sfavore dei piu’ deboli).

Prevarrà la “buona scuola“, che nel frattempo è diventata la “buona sola“, dove mancano gli insegnanti di sostegno, gli edifici cadono in pezzi, e il famoso concorsone è diventato un mistero italiano (ah, ma Agnese, la moglie del premier, lei è diventata titolare di cattedra, fra una visita di Stato e un altra).

Oppure prevarrà un diritto alla sanità che prende sempre piu’ picconate, una assistenza ai disabili sempre piu’ forfettaria, come prevedono i nuovi indirizzi sul campo della salute?

Oppure prevarrà il fetore che si alza dalle casseforti delle banche truffatrici, sempre piu’ aiutate a discapito dei cittadini che (parole di Renzi, coadiuvate dalla Maria Elena “Etruria” Boschi) “Se ci sarà dimostrazione di una truffa, i truffati dovranno essere risarciti”, facendo cadere l’onere della prova sul risparmiatore.

Oppure prevarrà il tono sguaiato, minaccioso, mafioso con il quale esponenti del No, da Renzi a Vincenzo De Luca (passato dal fare lo sceriffo di Salerno a ricollocarsi come nuovo sceriffo di Nottingham. Quello cattivo e corrotto, per intenderci, di Robin Hood), passando per Padoan e vari, stanno usando con termini come “accozzaglia, infame, me ne fotto del sì, voglio i soldi, caos, cataclisma, apocalisse, spread e mercati in fibrillazione e via dicendo”, come mai si è visto prima, in linea con una classe politica e dirigenziale che definire cenciosa è offesa verso il cencio che, pure, aveva il suo nobile utilizzo!

Oppure prevarrà il vento di cambiamento che iniziò a soffiare qualche tempo fà in Grecia come brezza, divenne vento forte con la Brexit e uragano con la vittoria di Trump.

In tal caso, qui c’è molto di piu in ballo che una semplice riforma della Costituzione.
C’è in ballo la possibilità di fare anche noi italiani la nostra parte per cambiare questo maledetto mondo e quest’Europa che massacra i popoli.
Una rivoluzione di quelle chiamate pacifiche, senza usare violenza, senza versare sangue, ma con un semplice avvertimento: ora basta!

Ma evidentemente, come già una generazione, in Italia, ha fatto piu volte, si rischia di non capire l’importanza del momento, salvo fare il pianto del coccodrillo dopo.

Per questi motivi io penso che il 4 dicembre, che si voti NO o si voti Sì, seppur fino ad allora sembreremo tutti difensori ad oltranza della Costituzione o riformatori dell’ultima ora, il vero significato del voto sarà dato dal piu’ o meno persistente mal di pancia del popolo.

Sarà quindi un voto al governo. Un voto a Renzi.
Uno che è riuscito, nell’immaginario popolare, nella difficle impresa di far dimenticare, o riqualificare fate voi, un certo Berlusconi.

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