los vuelos del amorte

Los vuelos de la muerte

200 km.
Tanto dista l’insenatura atlantica di Santa Teresita da Buenos Aires.
Là, dove le onde dell’oceano incontrano le rocce e la sabbia di una terra tanto bella quanto martoriata, l’Argentina, il mare ha restituito, in tempi diversi, alcune spoglie di quei poveri sventurati conosciuti semplicemente come “desaparecidos”.


Il mare, già.

Molto più pietoso di chi, come il regime Videla dal 1976 al 1983, ha cercato invece di occultare, in tombe di acqua, tutti coloro che erano  semplicemente considerati “problemi”.
Donne, uomini, anziani e giovani, dalle suore e professionisti alle madri di Plaza de Mayo e ai loro figli studenti , senza distinzione di classe sociale e età.


Persone prima imprigionate,  poi torturate, stuprate, sottoposte a indicibili sofferenze.
Poi narcotizzate, non in maniera totale, spogliate e trasportate su aerei.
Dagli aeroporti argentini partivano, per quel breve tratto di 200 km, questi carichi umani.


Arrivavano, in breve tempo, sulla superficie dell’Atlantico, e lì ufficiali e soldati comuni, assistiti da cappellani “pietosi” e compiacenti, scaricavano il loro carico di corpi umani, gettati dall’alto durante il volo, a volte incoscienti, a volte (spesso, secondo le testimonianze) coscienti.
Magari con una coltellata al ventre, così da attirare la curiosità degli squali.


L’ Atlantico come un nuovo, immenso Colosseo dove scaraventare quei  sventurati così come i Romani usarono fare per i primi cristiani nelle arene in pasto alle belve.
Ma il mare dell’Atlantico è più pietoso della sabbia del Colosseo, spugna insaziabile del sangue di quei martiri.
E ogni tanto restituisce qualche corpo a qualche affranto parente superstite, che il suo personalissimo oceano l’ha creato con le lacrime versate.


200 km.
Tanto dista l’insenatura atlantica di Santa Teresita da Buenos Aires.
Troppi per poter pensare che quel 25 giugno del 1978, con un paese sospinto nel sogno calcistico di una vita intera, voluto e pianificato da un regime sanguinario come pochi, le grida di gioia dei tifosi presenti allo stadio Monumental di Buenos Aires e di un paese intero, anestetizzato per un mese con l’oppio calcio, possano essere arrivate sino a lì.


Troppi anche per pensare che le grida di orrore di quelle persone gettate nel vuoto, possano essere tornate, qualche volta, come un eco di disperazione, indietro a Buenos Aires e nel resto d’Argentina, dai loro cari che non hanno mai smesso di cercarli, di disperarsi per la loro scomparsa.


Le urla di sono fatte ossa frantumate, corpi spezzati nell’urto con l’acqua dal 1977 in poi e seppellite frettolosamente.
Le urla sono diventate udibili quando, nel  1995 , l’ex repressore dell’ ESMA (uno dei centri dell’orrore), Adolfo Scilingo, raccontò in modo particolareggiato ad un giornalista la metodologia di sterminio.
Le urla conobbero dei nomi nelle vittime e nei carnefici.
Le urla furono conosciute come appartenenti ai 5000 sfortunati vittime dei “vuelos de la muerte”, i voli della morte.
Una dannatissima storia maledetta.
Tutta umana.

Un pensiero su “Los vuelos de la muerte”

  1. Tristissimo periodo e tristi sorie..Ho conosciuto un’amica di mia figlia..Dall’età di tre anni le dicevano che era stata adottata da un generale che non aveva figl..lei ha creduto. E’ stata amata, coccolaa, curata..Poi un giorno per caso ha saputo-..Era figlia di una coppia di desaparacidos. Poi rimase sola perché colui che si diceva padre fu arrstato…Fu ricoverata presso un istituto di suore dove una coppia di itaiani la incontrò (stavano cercando una bambina da amare). Fu prtata in Italia e qui è rimasta..Certo ancora ha problemi ..non certo facili da superare…adesso che ha perso in poco tempo la mamma e il padre che lei ha adorato…soffre una grande crisi…A lei non hanno portato via solo i genitori, ma proprio tutta la sua vita!!

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