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Ai sopravvissuti

AI SOPRAVVISSUTI.
“Se Grillo vuol fare politica, fondi un partito. Metta in Piedi un’organizzazione. Si presenti alle elezioni. E vediamo quanti voti prende. Perche’ non lo fa?”, pensieri e parole di Piero Fassino

Correva l’Anno del Signore 2009, Beppe Grillo si presentò alle primarie del PD: espulso.
Restarono, come i famosi dieci piccoli indiani di Agatha Christie a metà romanzo, Fassino,D’Alema, Veltroni,Bersani e poi il cazzaro.
Il finale è diverso, però: l’assassino non è uno solo, ma l’insieme delle incapacità e delle ignavie dei protagonisti della scena politica della sinistra degli ultimi vent’anni.

In quel 2009 il PD e Fassino erano dediti ad un’unica missione: distruggere il nano di Arcore.
Alla caduta di Berlusconi farà seguito il mai abbastanza deprecato Governo di Mario Monti.
Dal Governo Monti (appoggiato da Berlusconi in maggioranza e dal Pd di Bersani che non vuole perdere scampi di effimera gloria, laddove vi fosse stata)verranno all’Italia 7 anni di sciagure, come le piaghe d’Egitto, e l’affermazione del Movimento 5 stelle.

Deriso, sbeffeggiato su scie chimiche e sirene, mai preso seriamente sul serio.
Meritevole, il M5S, di campagna mediatiche stile untore, l’ultimo esempio della Mieli (“ I grillini sono seghe”) è ciò che dimostra, fattivamente, che il giornalismo (se mai si possa identificare in tale definizione quello della Mieli e di altri zerbini) è morto, altro che vivo.
Eppure Grillo riempiva le piazze quando gli altri partiti dovevano andare a prelevare i vecchietti dall’ospizio con gli autobus o permettere a cingalesi e cinesi di votare alle primarie.

L’ascesa del M5s è costante , in quegli anni.
Qualche battuta d’arresto fisiologica (le europee), e vittorie (Roma, Torino, Livorno) eclatanti.
E’ una marea che monta , ma da dx e sx nessuno lì a chiedersi come e perché.
Nessuna autocritica, nessuna analisi del fenomeno: governiamo dei polli che aspettano solo che gli tiriamo il collo.
Non tremano nemmeno ad una folla oceanica che si riversa a Roma nell’aprile 2013, all’indomani del Napolitano bis, altra sciagura italica.
Poco importa che ci voglia la Digos a costringere Grillo a calmare gli animi di un popolo mai vicino così tanto a un nuovo Piazzale Loreto.
Eppure, già in quel 2013, il primo partito d’Itlia, alla prima prova reale, dimostra essere il moviemnto formato da Grillo.

Vai avanti per 5 anni e parli della Raggi un giorno sì e un giorno no, delle buche di Roma, di Pizzarotti e dei rimborsi non versati, come se fossero la panacea di tutti i mali degli altri.
E arrivi al 4 marzo 2018 e ti ritrovi ancora una volta un partito ( perché questo è oggi il movimento) ancora saldamente primo in Italia, con risultati migliori rispetto al 2013.

Segno che tu, dx o sx che sia, hai fatto enormemente peggio.
I grillini sono entrati nelle istituzioni non aprendo il Parlamento come una scatoletta, ma dalla porta principale, quella del voto degli italiani.
Hanno seguito le dinamiche della democrazia prima capendole, poi impiegandole per il loro scopo.
Non hanno battuto ciglio quando si sono trovati innanzi, colpo di coda di un governo di inciuci e fiducie, una legge elettorale che li sfavoriva evidentemente.

Destra e sinistra si stropicciavano le mani, pensando ad un Nazareno, a base berlusconiana, legittimato dal popolo.
Ancora una volta ciechi e stupidamente trionfi.
Il nemico stavolta non è l’orco penta stellato, ma il leghista sottovalutato.

Salvini avrà un sacco di difetti, ma quando una commessa decide di non servirgli un gelato, dovresti aver capito che ha vinto.
Semplicemente ti ha fatto diventare peggio di lui.

Salvini e i grillini non parlano più ai ristoranti pieni, agli aerei colmi (ma intanto Alitalia fallisce), ai banchieri o ai Marchionne.
Non fregano la gente con numeri da operetta su una ripresa che non c’è.

Parlano alla pancia dei lavoratori che non arrivano a fine mese, parlano ai disoccupati, agli imprenditori che segretamente hanno acquistato qualche metro di corda, parlano all’anziano che vive le ore serali in paura, a chi è costretto a difendere la sua casa come una roccaforte senza distinzione fra notte e giorno, parlano ai correntisti che hanno perso tutto e vedono i loro truffatori sghignazzare sorretti da salvataggi statali.
Parlano agli insegnanti che scendono, cosa mai vista in questa repubblica, un giorno sì e un giorno no in piazza.
Parlano ai disabili tranciati nei loro diritti e agli esodati di tutte le età, dai 40 anni per il Jobs act ai 65 anni per la legge Fornero.
Il tutto mentre una parte, più a sinistra della sinistra destrorsa del cazzaro, si preoccupa di cose che sarebbero anche giuste, ma non propedeutiche al momento del paese.
Alcune delle quali, come lo Ius Soli, non hanno nemmeno le palle di portarle a termine.
E allora capisci che le unioni civili, la legge sul dopo di noi, sono solo le esche per nuovi boccaloni da pescare per un voto in più.

E ora, quelle parti politiche così fallimentari in questi anni si scandalizzano, per un “inciucio istituzionale” per la scelta delle presidenze delle Camere.
Forse non abituati alla repentinità della cosa, solo due giorni di accordi, oppure troppo abituati ai 101 che silurarono Mortadella Prodi.

La Casellati e Fico non saranno il massimo, ma col tempo nemmeno Libero Grasso e la Uguale Boldrini si sono dimostrati esserlo.
Eppure sembravano essere San Giuseppe e la Madonna, per poi ritrovarci con una parodia di Erode e Salomè.

E questa è una Repubblica che ha votato gli Schifani con i rapporti mafiosi, gli Amato dei golpe notturni sui risparmi degli italiani, non dimentichiamocelo.

E che nel corso di questo governo ha presentato con Alfano agli esteri e all’interno costretto ad esprimersi a gesti per farsi capire dai suoi interlocutori, le Fedeli senza laurea, forse con i diploma, in attesa del certificato di battesimo, all’istruzione, le Lorenzin da epidemia zombie alla Sanità (a brandelli) che confonde Enzo Ferrari con Gino Paoli, le figuracce in serie della Pinotti, i Poletti a tavola con i Casamonica, sguattere del Guatemala e ministri che si preoccupavano talmente della territorialità (vero, Boschi?) delle loro banche che i voti se li sono dovuti andare a cercare nelle valli trentine.

Chi ancora parla di conseguenze catastrofiche per il nostro povero paese deve essere un povero anestetizzato, un sorpavvisuto, abituato da anni ad accozzaglie politiche che hanno portato al governo un amico di mafiosi, corrotto e corruttore, pedofilo e puttaniere, evasore ed altro.
Oppure personaggi squallidi, politicamente e umanamente, amici di poteri finanziari, che hanno il coraggio di sedersi su quegli scranni che volevano abolire.
Che in serie hanno perso referendum, elezioni, roccaforti, elettori, riforme bocciate come se fossero neve che si scioglie al sole.

Lega e, soprattutto, il M5S hanno il diritto di provarci, fino in fondo.
In fin dei conti, siamo sopravvissuti a ben di peggio

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