renzi in wonderland

Istat e il Paese delle Meraviglie

Il paese che non cè

L’analisi dell’Istat, presente nel rapporto “Condizioni di vita e reddito 2015”,è impietosa.

Mette alla sbarra, senza possibilità di contro risposta, la classe politica che, in questo ultimo ventennio, ci ha governato, ma ancora di più chi,  come Matteo Renzi e il suo ultimo governo, ha continuato a propagandare favole dal tenore berlusconiano, molto simili al leggendario “la crisi non c’è perché i ristoranti sono pieni”.

Matteo Renzi, il Lewis Carroll italiano
Matteo Renzi, il Lewis Carroll italiano

Il paese Italia raccontato è inesistente, un novello Paese delle Meraviglie che nella realtà non esiste.

E Matteo Renzi è diventato il nostro Lewis Carroll, quello di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, per l’appunto.

Infatti , al nome “Lewis Carroll” vennero associati gradualmente una serie di miti, incentrati sull’idea che si trattasse di un personaggio bizzarro, quasi venuto da un mondo fatato fatto di bambine e magia.

Ed economie, nel caso renziano, che si riprendono!

Quel mondo con  il quale  viene confusa la realtà del nostro paese, al fine di essere panacea per i nostri  problemi!

 L’operazione è riuscita, il paziente è morto!

Le ricette sono sbagliate da anni, ma sotto diktat di poteri finanziari, che sovrastano le sovranità popolari, continuano ad essere applicate sulla pelle delle persone, soprattutto in Europa.

 In pratica, paradossalmente, possiamo sostenere che  abbiamo una malattia e un medico che sostiene che “l’operazione è riuscita, il paziente è morto!”

In Italia, secondo l’ Istat, il 28,7% delle persone è in stato di povertà o esclusione sociale, in aumento continuo rispetto al 2014 .

Un dato che ha raggiunto il suo minimo storico (nell’ultimo decennio) nel 2009, quando era al 24,9%. C’è poi stato un balzo delle persone a rischio povertà  nel 2011 (28,1%) e 2012 (29,9%, massimo storico). Quindi tendenza invertita nel 2013 e 2014, ma dato di nuovo in risalita nel 2015.

Stiamo parlando di 17.469.000 persone, in effetti il dato più alto in Europa in termini assoluti.GRAFICO-FOTO_Poverta-835x437-01

Un dato molto vicino, se ci riflettiamo sopra, a quello che ha espresso una sonora bocciatura a questo governo, sul quesito referendario.

Un dato che dovrebbe fare riflettere Matteo Renzi e la sua combriccola, invece di parlare a vanvera di complotti, mancate comprensioni e di accozzaglie di qualsiasi specie.

 I numeri

I numeri sono impietosi, dicevamo.

E allora diamoli, prendendo come riferimento, ripeto, i dati Istat presenti nel rapporto “Condizioni di vita e reddito 2015”

Detto che  il 28,7% delle persone è in stato di povertà o esclusione sociale , vediamo come viene suddiviso questo aumento di povertà a seconda delle categorie sociali.

  • La quota delle persone impoverite sale al 48,3% (da 39,4%) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8%) nelle famiglie con tre o più minori;
  • I livelli d’impoverimento sono superiori alla media nazionale in tutte le regioni del Mezzogiorno, eterno problema mai risolto da nessun governo dall’Unità di Italia, con valori più elevati in Sicilia (55,4%), Puglia (47,8%) e Campania (46,1%). Quattro individui su dieci sono impoveriti  in Sicilia, tre su dieci in Campania, Calabria, Puglia e Basilicata.
  • Ma non è solo il sud Italia a peggiorare. A detta della Caritas Italiana “Nel corso del tempo anche aree del centro e del nord hanno vissuto un vistoso peggioramento dei propri livelli di benessere, in modo particolare se paragonati agli anni antecedenti la crisi economica. In soli otto anni anche in queste zone è raddoppiata la percentuale di poveri”.

 E, in questa mattanza sociale, sono le parti più deboli ad avere la peggio parte: anziani, disabili e bambini.poveri

 

Oltre 26 milioni di bambini nei paesi dell’Unione europea (più Islanda e Norvegia) sono in stato d’impoverimento. In Italia, la percentuale  tocca il 32 per cento (contro il 28 per cento in Ue).

Il secondo indicatore che costituisce il dato sulle persone a rischio povertà  e esclusione sociale si chiama”grave deprivazione materiale” ed è una misura un po’ più complessa, che indica l’incapacità di sostenere alcune spese per determinati beni o servizi, quali: spese impreviste, le rate di mutui, affitti, utenze, prestiti; un pasto di carne o pesce una volta ogni due giorni; il riscaldamento; una lavatrice; una tv; un telefono.

Tutte tipologie di “risparmio forzato” che colpiscono soprattutto i più anziani che vivono della loro pensione

Accanto a tali situazioni negli ultimi anni sembrano aggravarsi le difficoltà di chi può contare su un’occupazione, i cosiddetti working poor, magari sotto occupati o a bassa remunerazione, grazie a politiche come il Jobs Act.images

Tra loro particolarmente preoccupante è la situazione delle famiglie di operai, per le quali la povertà sale all’11,7 per cento.

Analizzando  i dati di per classi di età si nota come l’incidenza più alta si registra tra i minori, sotto i 18 anni, seguita dalla classe 18-34 anni; degli oltre 4,5 milioni di poveri totali, infatti, il 46,6 per cento risulta sotto i 34 anni; in termini assoluti si tratta di 2,1 milioni di individui, e tra loro i minori sono 1,1 milioni.caritas3

 Il vero problema: la diseguaglianza sociale.

Quello che stride con tale dato è il fatto che comunque l’Italia sembrerebbe essere al settimo posto come paese più ricco  al mondo.

E allora dove risiede la vera radice di questo dato che dovrebbe far riflettere chi ci governa?

57a42938-cbf9-4c40-99de-a416c3041453_xl

A mio avviso risiede nella aumento della forbice della diseguaglianza sociale.

Solo considerando l’Italia, però, non potremmo comprendere il problema a pieno, che invece è di natura mondiale.

Nel puzzle dell’impoverimento delle classe sociali più deboli il nostro paese ne è solo un tassello.

Più in generale l’Europa, con le sue politiche, è il laboratorio perfetto per questo macello sociale.

Allora uniamo dati dell’ Istat con quelli di altre organizzazioni non governative, tipo “Save the Children” oppure la “Caritas italiana”, partendo da questo dato incontrovertibile: “il 10 per cento delle famiglie più ricche in Europa attualmente guadagna il 31 per cento del reddito totale e possiede più del 50 per cento della ricchezza totale”

imagese

 Se l’Italia piange con i suoi 7 milioni di poveri (l’11,5% della popolazione), il resto d’Europa non ha ragioni di ridere con Bulgaria, Romania, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania e Croazia che hanno più poveri di noi, in rapporto alla popolazione.

A tutto ciò ha contribuito, e non poco, la nostra classe dirigente, chiusa nei loro dogmatismi economici, e a difesa di interessi sovra nazionali di gruppi industriali, banche e potentati finanziari.

E queste ricette sembrano essere universali.

  • meno tasse sui ceti medio-bassi ed incentivi fiscali per i ceti medio-alti;
  • più investimenti in infrastrutture ( informatiche, energetiche, trasporti….);
  • più libertà alle imprese (riduzione dei vincoli, autocertificazione, liberalizzazione del commercio e degli investimenti….);
  • piccole porzioni di « redistribuzione » di reddito, ad hoc, di tipo assistenziale , sovente di natura elettoralistica.E di queste il nostro ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ne ha usufruito a piene mani!

Cani ai piedi della tavola imbandita per i ricchi

Il tutto, a detta di chi ci governa, allo scopo di favorire la crescita economica, la competitività internazionale e l’uso efficace ed efficiente delle risorse del pianeta.

Hanno dimenticato di dirci solo i destinatari: i detentori dei capitali!

Che di fatto hanno utilizzato tali ricette per accaparrarsi la fetta più consistente della ricchezza prodotta, favoriti da uno stato sociale dei lavoratori che ha perso potere, dall’incentivazione del privato a spese del pubblico in ambiti come sanità e scuola.imagestt

Di fatto aumentando il divario fra redditi da lavoro e redditi da capitale.

Oggi piu che il parere di un operaio che si muore di fame o di un piccolo artigiano che si suicida, contano i pareri delle agenzie di ratings come Moody’s, Standard & Poor’s e via dicendo.

Si è di fatto legalizzata la finanza speculativa e aggressiva di banche e istituti di credito; l’evasione fiscale, prima permessa e poi perdonata sistematicamente, è  una piaga incurata.

Con tali premesse, provvedimenti come le 80, 100  euro una tantum o le carte alimentari, in favore dei più «bisognosi», assurgono tremendamente ad una  vergognosa  forma di carità del nobile verso il cane seduto ai piedi della sua tavola!index

Chiamarla solo cecità, da parte della nostra classe politica, è riduttivo.

E,’ invece, un deliberato omicidio di Stato!

 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>