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Selfie d’oro

È l’epoca del selfie.

Impazza la moda delle boccucce imbronciate o a cuoricino. Del nulla assoluto oppure dell’emozione condivisa.

Del conclarato protagonismo e della presunzione che a qualcuno freghi qualcosa della tua posa.

C’è la donna che mette in mostra, oltre al viso ammiccante, il seno prosperoso, con tanto di inquadratura grandangolo.

C’è l’uomo che mostra il lato macho, pettorali scolpiti, sguardo da duro, mens (in)sana in  corpore sano.

Poi ci sono i selfie ( per fortuna pochi, così te li puoi gustare senza temere l’inflazione) come quelli di BeatriceBebe” Vio.

Lei, bellissima e sorridente, accanto al quasi “ex” uomo più potente del mondo, colui che tra poco diventerà il personaggio della “sBARACKka dello zio Obama”.

La campionessa paraolimpica di fioretto e l’uomo che non avrebbe mai potuto diventare Presidente degli Stati Uniti perchè nero.

Ma Obama ci è riuscito due volte. Anche bebe, piu’ di due.

Sottili analogie con Bebe, per molta dell’opinione pubblica erano, anche se diversamente, concettualmente portatori di handicap: la pelle per uno, gli arti per l’altra.

Ma entrambi dei combattenti. Forse, ancor meglio, dei sognatori.

Forse la parabola del primo non è a buon fine e non ha mantenuto tutte le promesse, ma certo è che molti lo rimpiangeranno, visto i probabili successori.

E c’è da augurarsi invece che quella di Bebe sia solo all’inizio e non conosca mai fine o momenti bui.

Obama e Bebe. Insieme. In un selfie.

Il selfie di Bebe? È la prova del suo bicchiere della vita sempre mezzo pieno.

L’invidia, elargita da chi l’ha criticata, dimostra che il nostro, di bicchiere, siamo abituati a rovesciarlo

Selfie che ha un solo messaggio: se io ce l’ho fatta, puoi farcela anche tu !

Un proclama diretto, senza scusanti di sorta per chi non vuole, volutamente, ascoltarlo.

Rivolto anche a chi l’ha criticata, Bebe, anche in modi offensivi.

Magari gli stessi che, alla boccuccia a cuoricino, rispondono “Smackkk, come sei bellaaaaa”.

O al palestrato di turno “ mmhh, come mi farei stringere fra le tue braccia”.

Tipico dell’italiano provare invidia e seminare fiele dove invece ci vorrebbe buon senso e capacità di discernere.

Anche io, lo ammetto, provo un pò di invidia per Bebe, per quello che lei ha pur senza avere ciò che io ho.

E per capirlo basterebbe provare ad alzarsi la mattina dal letto senza l’uso di braccia e gambe.

Ammetto la mia ignoranza, non mi prendo meriti non guadagnati.

Non conoscevo Bebe prima delle paraolimpiadi, ma ora ammetto di esserne tremendamente affascinato.

Affascinato da quel sorriso sempre presente, generoso, genuino e sincero.

Immensamente di più di tutte le letture della Costituzione di Benigni.

Lui sì che mi mette tristezza.

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