totti

Tu quoque, Francesco, fili mi!

Con tutto il rispetto per la sua formidabile carriera e per quanto ha dato, in termini di gioie ed emozioni, ai tifosi della Roma e alla società As Roma, ma credo che questa volta vada giudicato l’uomo e non il campione.Inversamente proporzionali i due fattori.

Totti chiede rispetto, lo pretendiamo anche noi tifosi. Chiedere un prolungamento del contratto è accettabile, chiedere di averlo come protagonista a 40 anni un po’ meno,come primadonna, qual è il senso della sua intervista, è inaccettabile.

La verità forse è nascosta nella smisurata vanita dell’essere umano.La Roma lo ha trattato meglio di come la Juve ha trattatoun altro grande campione del nostro calcio, Del Piero , ma quest’ultimo ha trattato meglio la Juve di come Totti stia trattando la Roma ! Lo stesso Maldini, trattato a stracci in faccia dal Milan, non ha aperto bocca.  Se si giocasse per la propria storia, Maradona dovrebbe presentarsi a Castel Volturno e pretendere di giocare!

In un momento in cui è in discussione l’ultimo risultato accettabile in un campionato che tutta la squadra ha gettato all’ortiche, compreso lui con i suoi silenzi pesanti e le sue mancate prese di posizione, non si sentiva la necessità di quest’uscita nè la discussione su un contratto come fosse l’ultimo dei metalmeccanici.

I tifosi della Roma, ai quali Totti deve portare perenne riconoscenza contraccambiata, non meritano di vederlo in campo da quasi titolare solo perché lui aspetta la giocata speciale per ricevere la standing ovation a braccia allargate e inseguire un altro dei suoi tanti record frantumati. Come fosse il Cristo del Corcovado, del quale, purtroppo, per l’età, ha solo la mobilità.

Speravo che lo sputo a Poulsen, il calcione a Balotelli e tanti altri gesti inconsulti fossero solo un momento di rabbia agonistica, di frustrazione per risultati non raggiunti, per calci presi. Mi accorgo, dopo quest’intervista, che nascondono un grande egoismo umano. Fa niente,terrò per me il ricordo di ogni sua singola giocata, del rigore contro l’Australia quando i suoi compagni di nazionale rifiutavano di andare sul dischetto, delle sue battute.

Un vecchio capo Lakota, Cavallo Pazzo, affermava “ Non è come nasci, ma come muori, che rivela a quale popolo tu appartieni”. Per il bene che ho voluto e voglio a questo grandissimo campione cancellerò quest’ultima sua pagina, facendo finta che la sua partita d’addio sia stata concentrata in quei 4 minuti col Real Madrid. Un avversario galattico per un calciatore galattico. L’uomo, quello era già distante da tempo,forse.

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