PNS

L’evoluzione della guerra: il terrorismo

Capire la genesi del terrorismo

Cosa obbliga un uomo a farsi saltare in aria, ad immolarsi per un qualsiasi credo religioso oppure qualsiasi altra motivazione? Solo pazzia? Plagio? Condizionamento mentale? Fanatismo? Sarebbe interessante saperlo, quasi vitale per affrontare la nuova tipologia di guerra di quest’epoca: il terrorismo.image

Se rinunciamo a questa conoscenza sarà non solo difficile, ma quasi impossibile risolvere questo problema. Saremmo di fronte ad un equazione senza conoscerne alcun valore, nessun origine.

Del fenomeno terrorismo forse ne abbiamo un idea troppo confinata in stereotipi: l’attentato, la bomba, il kamikaze, la paura. Eppure il fenomeno è globale e globali ne diventano le interpretazioni. Variano a seconda della tipologia delle vittime. E a seconda dei mezzi usati. E ogni punto di vista del fenomeno, cangiante da popolo a popolo, può essere l’innesco per un nuovo modello di terrorismo.imagest

Le varie forme di terrorismo

Negli ultimi anni abbiamo identificato il terrorismo con un aereo che abbatte un grattacielo, un autobomba ad una ambasciata, la strage nella redazione di un giornale oppure quella ad un concerto rock. Centinaia, persino migliaia di morti, vecchi e giovani, adulti e bambini, militari e civili. Eppure in altre parti del mondo si sono contate anche centinaia di migliaia di vittime, corpi devastati e arti smembrati con l’utilizzo di altri mezzi.

Per il popolo vietnamita fu un atto di terrorismo l’uso di armi chimiche, non solo sulle forze di opposizione ma anche e soprattutto sui civili, negli anni sessanta da parte dell’esercito americano. Che già aveva usato, per “terminare” una guerra, la piu’ devastante arma mai usata dall’uomo: l’atomica! In entrambi i casi ancora oggi leucemie e cancri, malformazioni e malattie genetiche rappresentano la muta testimonianza di quegli atti.prest6

Per i palestinesi sono un atto di terrorismo l’uso di armi non convenzionali come il fosforo bianco, l’impossessarsi illegalmente di terre e proprietà, le prigioni piene di fanciulli detenuti per una pietra lanciata, l’impossibilità di curarsi, studiare, accedere all’acqua o aprire attività commerciali.Bombardamento aereo

 

Per i curdi è stato un atto di terrorismo quello che  successe a fine anni ‘80, nella città di Halabja, quando aerei militari irakeni gasarono più di cinquemila persone in poco più di un ora. Troppo presto calò il silenzio su quell’eccidio.

Ridurre popoli alla fame attraverso embarghi, come l’Iraq, o i bombardamenti sui campi agricoli del Nicaragua, o l’uso di napalm in Vietnam o l’utilizzo di mine antiuomo a terra o nelle acque territoriali di un paese sono veduti come atti di terrorismo dalle popolazioni che le subiscono.

indexered

Le popolazioni che subiscono una pulizia etnica sotto l’assordante silenzio di media e governi, chi viene chiuso in prigioni a cielo aperto come Gaza, o chi ha il filo spinato che lo divide dall’aiuto più vicino subiscono, a loro modo di vedere, un atto di terrorismo.

Può considerarsi un atto di terrorismo anche subire la fame, non poter accedere all’acqua, vedere il proprio territorio stuprato nel nome di multinazionali del profitto, essere sfruttato, prima da bambino poi da adulto, per lavorare nelle profondità di un qualsiasi giacimento.

Centinaia di migliaia di morti, forse milioni, che passano sotto silenzio. Possiamo davvero considerare diverso da quello del World Trade Center o del Bataclan questo terrorismo?index

Una nuova definizione di guerra: terrorismo

Il terrorismo non è altro che l’evoluzione della guerra, il nuovo modo di condurre battaglie e imporre idee, costumi e superiorità,politica ed economica. La grande differenza, con le guerre del passato, consiste nel fatto che la prima linea delle vittime non è composta per lo più da militari , ma il fronte dove viene maciullata carne umana si è spostato nella vita dei civili. Nelle strade, negli ospedali, nelle scuole, nei grattacieli, nei teatri.

Oggi le vere vittime sono i popoli. Nella nostra ipocrisia consideriamo “martiri” i tremila morti dell’ 11 settembre e “vittime collaterali” anziani, donne e bambini che muoiono sotto un bombardamento, che saltano in aria sulle mine antiuomo che abbiamo venduto o seminato direttamente per mezzo mondo. Il paradosso delle guerre di oggi è che si assassinano migliaia di civili innocenti, per cui si compie lo stesso atto che si pretende di punire!images

Come una sorta di legge del contrappasso chi perde un figlio, padre, madre, in uno di questi modi vedrà i suoi come “martiri” e pretenderà un contributo di sangue da altrettante vittime, che diventeranno a loro volta un “effetto collaterale”, un atto dovuto alla sete di vendetta.

Americani, francesi, spagnoli , inglesi, israeliani. Ma anche curdi, irakeni, afgani, vietnamiti, giapponesi, palestinesi e quanti altri subiscono una qualsiasi forma di terrorismo, sono, al contempo, prima vittime e poi carnefici in una ruota della storia che gira impazzita. Ognuno di loro avrà la sua  “guerra giusta”.erwe

Perché questo è infine il terrorismo: guerra generata da altra guerra, una spirale infinita, un cane che si morde la coda, sia essa esplicata attraverso un autobomba, un bombardamento, un embargo, o qualsiasi altra arma usata.

Conclusioni

In questa ottica sono sicuramente terroristi Osama Bin Laden e Abu al-Zarqawi oppure Abū Bakr al-Baghdadi. Ma non lo sono da meno i vari Johnson, Bush, Sarkozy, Blair, Saddam e Gheddafi e quanti altri hanno seminato questo mondo di guerre, odio, lutti e sangue.mine-antiuomo

Ogni guerra è un atto di terrorismo e genererà un altro atto in risposta al precedente. Aumenteranno la fame, gli orfani e i senza tetto, la povertà e il dolore. Aumenterà la disperazione di chi ha perduto affetti cari, di chi non ha piu’ nulla da perdere. E saranno dimenticati, abbandonati a se stessi. Vittime collaterali, appunto!

Qualcuno dei tanti miserabili colpiti, in una maniera o nell’altra dalla guerra, aspetterà, placida vittima sacrificale quasi fosse un destino segnato, l’arrivo della prossima. Qualcuno altro invece non si rassegnerà a questo fato e deciderà di essere ricordato, con qualche chilo di tritolo addosso o dirottando un aereo o sparando all’impazzata su giovani in cerca di qualche ora di svago.terrorismo-copertina

La nostra ipocrisia ci impedirà di “ricordare” da dove nasce quel terrorismo. Daremo una sembianza al nemico dimenticandoci la sua genesi. Ci parleranno di guerra tecnologica, selettiva e aspetteremo, davanti al notiziario televisivo, il famoso comunicato “ sconfiggeremo il terrorismo”.

Menzogne, bugie, ipocrisie perché il terrorismo sarà come l’araba fenice, risorgerà dalle sue ceneri, pronto a coprire la prossima guerra e con essa i suoi crimini. Guerra che non sarà mai in nome di una qualsiasi giustizia, bensì di interessi economici e politici. E le vittime di oggi saranno il seme per il terrorismo di domani.

di Antonio Mattera

 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>