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Dieci modi di lettura

Queste cose iniziano spesso come gioco e diventano piccole catene. Tempo fa mi venne chiesto di indicare dieci libri preferiti. Come scegliere dieci titoli di libri senza arrecare offesa ad almeno altri 100 per ognuno di loro? Io sono un tipo anticonvenzionale e quindi partecipai citando non dei testi ma dei modi di lettura, delle occasioni,dei momenti che alla fine mi hanno permesso ad arrivare non solo determinati testi, ma hanno condizionato in parte il mio modo di essere.
1) I fogli di giornale poggiati nelle cassette della frutta: mi hanno permesso di approfondire la conoscenza con quei caratteri misteriosi durante le attese noiose delle incombenze domestiche dei miei genitori. Li ci trovavo tutto: sport, geografia, economia, storia e arte. Se proprio devo identificare un libro con questo modo di approcciarmi alla lettura cito il primo Sussidiario di scuola. E’stato il primo libro mai letto. Lo divorai in un mese.
2) Gli anziani del rione dove abitavano i miei nonni paterni: qui non si trattava di leggere ma di ascoltare. Attraverso le loro parole, così come con le righe di un libro,viaggiavo in posti sconosciuti e rivivevo le loro avventure: allora cito “ I figli del Capitano Grant” di Jules Verne,da lì il mio indirizzo scolastico superiore.
3) La collezione di pacchetti di sigarette di mio nonno. Mi ricordo il veliero delle “Nazionali”, la zingara disegnata su uno, e la Sfinge su altri, pur non ricordandone più il nome. Mio nonno mi raccontava storie fantasiose sul significato di quelle immagini e io, ingenuo, lo ascoltavo . Sono cresciuto e ho capito che erano simpatiche bugie. Molto più triste oggi dove ci leggi al massimo la scritta“il fumo uccide” (e con essa la fantasia). Ecco, mi ritorna in mente “Il vecchio e il mare” di Ernest Hemingway
4) Le iscrizioni sulle lapidi del cimitero in Casamicciola, comune dell’isola, Ischia, in cui abito,soprattutto quelle relative al tragico terremoto che distrusse quel comune nel 1883. Li c’erano raccontate storie commiste d’amore e di dolore, ma anche di vita che continua. Allora,seppur letto in tardi età, cito “La fine è il mio inizio”di Tiziano Terzani.
5) Khalid, uno delle prime persone di colore che abbia mai visto, etiope trapiantato ad Ischia nel dopo guerra. Lo guardavamo, bambini, con curiosità e timore, per via del colore della sua pelle. Con lui incomincio a capire la diversità e il sottile inganno al quale induce. Tramite lui capisco di non essere egoisticamente solo e migliore. Io lo associavo spesso al personaggio de “La capanna dello zio Tom”di Harriet Beecher
6) L’unica cosa che io abbia mai ricevuto in eredità, una raccolta delle opere di William Shakespeare. E’ un libro già in se stesso ma mi piace collegarlo a “Un americano alla corte di Re Artu’” di Mark Twain.
7) L’odore della colla con cui si “attaccavano” le prime figurine Panini. Costavano molto ed erano poche, allora riempivo il tempo leggendo tutte le carriere dei calciatori,la storia del calcio,classifiche e marcatori. Erano degli almanacchi. Non c’entra niente ma mi piace citare “Il crepuscolo degli dei” di Enzo Biagi
8) Le riviste come le “Settimane enigmistiche” con i rebus, le parole crociate, le sciarade. Le selezioni del “Reader’s Digest. Non mancavano mai a casa mia. E allora ex aequo due letture “leggere” come “Il Falcone Maltese” di Dashiell Hammett e “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie,facendo torto a tantissimi altri autori.
9) Un mercatino di Roma, una bancarella di libri e io che “imploro” mio padre di comprarmi due libri “La resurrezione delle città morte” vol 1° e 2° di Marcel Brion. La scintilla per la mia passione per l’archeologia.
10) La mia famiglia, la sua storia, il suo essere. Insomma le mie radici. Un obbligo allora citare proprio “Radici” di Alex Haley.

Detto questo devo dire che tutto ciò che è insito in questo viaggio, dal sapore di antichi ricordi e momenti, l’ho ritrovato tempo fà.
Queste sensazioni, quell’aria vissuta e persa le ho rivissute tempo fa leggendo un libro, “Petrangolo”, di un mio amico, Mimmo Bitonto, che è l’unico che cito. D’uopo quindi usare una menzione speciale per un titolo “fuori concorso” dai dieci richiesti. Chiunque abbia avuto la forza e la pazienza (elementi essenziali di un buon lettore) di leggere questo post può partecipare a questo simpatico gioco che è anche momento di ricerca interiore. Ho lasciato, a malincuore, fuori dall’elenco, centinaia di testi che meriterebbero di essere citati, ma con il piacere intimo di essermene “cibato” . Dopotutto, amo pensare che il libro piu importante sia sempre il prossimo che andrò a leggere. Mitakuye Oyasin!

Un pensiero su “Dieci modi di lettura”

  1. Ciao Antonio, l’inizio alla lettura è per ognuno di noi diverso e particolare. Io credo di aver vissuto tra i giornali che mio padre macchinista delle ferrovie riportava a casa dopo ogni corsa. Erano tanti e diversi. Leggevamo insieme degli articoli e lui mi spiegava. Potevano essere articoli di politica, di economia , di sport, di attualità. Lui era sempre pronto con una spiegazione accompagnando con storie di vita vissute o lette. E’ stato il mio maestro di vita. Sapeva come spiegare, era stato insegnate di Tecnica Industriale da giovanissimo e sapeva come fare per farmi appassionare alle sue storie. Giornali, libri , riviste, settimana enigmistica…in casa non mancavano mai. Mia madre amava i libri gialli, ne era divoratrice e la settimana. Io preferivo libri di avventure, i romanzi rosa, rispecchiavano il mio carattere romantico! Passando gli anni naturalmente si comincia a cambiare genere. Ho amato da subito le poesie, Leopardi era la mia passione, scoperto lui è iniziata la mia voglia di scrivere poesie, sfogando in queste la mia insofferenza del vivere in un’epoca che sentivo non mi appartenesse. Poi si cresce ancora e cambiano anche le letture. Così è stato. Mancavano i soldi? Compravo libri e dischi (all’epoca in vinile ) a rate. Da lì è nata la mia libreria . La gelosia del libro (quando lo presti non te lo rendono mai!) il piacere dell’odore sfogliandone le pagine. Poi il piacere di scrivere racconti brevi di storie conosciute, per imprimerne il ricordo. Ecco questa è stata la mia esperienza della conoscenza del libro. Certo non avendo fatto il liceo, ma una scuola ad indirizzo commerciale ho scelto quello che attirava la mia attenzione , stimolava la mia curiosità. Quindi la mia cultura è limitata purtroppo, ma come dìceva un certo Maestro manzi ” Non è mai troppo tardi” . Grazie Antonio

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