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Nel nome di Allah, per conto degli uomini

Questa nota uscì con tre giorni di ritardo rispetto i fatti di Parigi e di Charlie Hebdo, volutamente, in rispetto dei tempi di uscita in edicola della rivista, Kaire, che mi aveva chiesto, mercoledì 7 gennaio alle 23, sull’onda di un mio post, un articolo sul perchè non confondere Islam ed uomini.Nel frattempo l’ho rivista, corretta e ampliata.E’ il mio pensiero e me ne assumo ogni responsabilità.

A caldo si pensano, si dicono e si scrivono tante cose..attenti a non confondere gli Allah con gli uomini.Questo il primo pensiero affacciatosi alla mia mente mercoledì 7 gennaio 2015, alla notizia del massacro in Francia , nella sede del giornale Charlie Hebdo.
Dodici morti, dodici vittime di quella che  da decenni è una guerra non dichiarata. Monaco 1972, New York 2001, Madrid 2004, Londra 2005, Parigi 2014: un sottile filo rosso, colore del sangue, unisce date e luoghi per l’occidente.

massacro di monaco
massacro di monaco

Luoghi e date che  a loro volta escono riflesse dallo specchio dell’odio e si trasformano in Deir Yassin 1948, Sabra e Shatila 1982, Srebenica 1995, Birmania 2013, Gaza a piu’ riprese, Peshawar 2014 (141 bambini musulmani trucidati dai terroristi, ma già dimenticati) per la parte opposta. Invero,tutto forse nasce prima della  fine del mandato inglese in Palestina, tra il 1920 e il 1948, quando grazie all’indifferenza dell’occidente e con il consenso di molti  governanti arabi incomincia la pulizia etnica e il genocidio dei palestinesi da parte degli israeliani. Da prima lentamente, poi, dopo la seconda guerra mondiale,  con i paesi occidentali oberati da infausti sensi di colpa che non si sviluppano nella giusta direzione, questa pulizia etnica prende sempre più corpo fino ai giorni nostri, dando vita a movimenti  e odi che non hanno nulla a pretendere per il povero popolo palestinese ma sono solo a uso e tornaconto proprio.

fosforo bianco su Gaza
fosforo bianco su Gaza

Discorso però troppo lungo, chiudiamola qua, avendone già parlato in precedenza. Ma è indubbio che uno dei motivi sia questo. La nostra ipocrisia, la nostra indolenza, il nostro essere vassalli delle altrui idee, hanno permesso al nemico invisibile,l’odio, di entrarci in casa. Abbiamo portato la guerra in casa nostra, aprendo gli occhi al terrore, semplicemente chiudendo gli stessi occhi agli altri orrori. Nell’epoca della globalizzazione, del frenetico scambio di informazioni sulla rete che unisce e divide al contempo, nel tempo di un notevole oscurantismo culturale che nasce nelle nostre morenti istituzioni scolastiche,ecco che la storia, sempre ciclica, si ripresenta sotto forma di un nuovo Medioevo. Così come allora, la contrapposizione fra blocchi religiosi,culturali, sembra irrefrenabile. Islam contro occidente come allora, i crociati contro gli arabi allora, oggi gli occidentali contro  i Talebani e l’Isis, il burqa contro la minigonna.

Qualcuno parla di scontro di civiltà, altri di fanatismo religioso, altri ancora di necessità di esportare democrazia. Altri ancora (Giuliano Ferrara docet) parlano di guerra santa tra Islam e il mondo occidentale cristiano-giudaico. Come se una qualsiasi guerra potesse essere santa! Nessuno parla di uomini: involucri di carne, ossa, sangue e passioni che si comportano semplicemente per quello che sono stati per secoli: assassini, profittatori,stupratori, distruttori. Di tutto e di tutti. Già, perché l’uomo è creatore e distruttore allo stesso tempo. L’uomo crea i suoi mostri, i mostri divorano l’uomo, l’uomo divorato impara ed insegna ad odiare i mostri. Ma chi è più pericoloso? L’uomo o i mostri? La verità è che ciò che fa paura non sempre è pericoloso come può esserlo, invece, l’odio. E quello è umano! Lo alimentiamo con le nostre paure, lo dissetiamo nell’ignoranza, lo coltiviamo nel cuore e lo trapiantiamo nelle menti.

isis
isis

L’odio è un incendio che cerchiamo di controllare mantenendo nell’altra mano una tanica di benzina. Perché nella nostra società che ha per fondamenta i principi economici, come mattoni freddi numeri, e come centri di conoscenza banche al posto di biblioteche, le fiamme dell’odio vanno indirizzate, non spente. Oggi, terminato il tempo delle divisioni ideologiche di partito,quando oramai si è capito che il comunismo non è più il nemico satanico da combattere e che i bambini possono tornare a circolare tranquillamente a Mosca come a Roma, c’è il bisogno primordiale di creare un nuovo nemico. Spietato, inumano,terribile. Come lo può essere solo il suo creatore: l’uomo. Un nuovo mostro da creare, esserne divorati, odiare. Oggi è l’ Islam, domani chissà. La religione come pretesto per dividere il mondo in buoni e cattivi, bianchi e neri, vittime e carnefici.

In nome della religione si tagliano teste, ci si fa esplodere in una scuola, si compiono massacri. A nome di un dio qualsiasi si parla  e si rafforzano le proprie tesi pur di piegare la verità ai propri bisogni. Passerò per blasfemo ma da tempo ho maturato il concetto che le  religioni sono un abito cucito a misura perl’uomo, e Dio (quando parlo di Dio intendo un qualsiasi “dio”!) non è il sarto che lo cuce ma il manichino su cui viene provato. Ecco perché io non farò l’errore di  prendermela con questa o quella religione, ritenendo molto più pericoloso l’uomo che c’è dietro.  Abbiamo incominciato a suggerire scopi a Dio, costruendo sistemi mentali e adattandoli alle nostre necessità. Usiamo le religioni come grandi lavatrici che ci permettono di uscire dalle nostre malefatte completamente sbiancati, lasciando all’interno di esse il marcio. In nome anche delle religioni, oltre alla nostra sfrenata sete di potere, abbiamo provocato i danni che ci hanno portato ad oggi, a quelle dodici vittime che sono solo le ultime di una lunga serie e le prime di una nuova.

Non è Allah il vero mostro, ne Dio, né Buddha. Loro sono il nostro dottor Jeckyll; mister Hyde, il vero mostro, siamo noi, confusi nel nostro impulso più primordiale, la perversione. Siamo mister Hyde attraverso secoli di sfruttamento, colonizzazione, schiavitù, dove l’unica musica è quella del tintinnio delle catene. Lo siamo su quei barconi che affondano vite e speranza e in ogni luogo della terra infestato da guerre. Lo siamo ogni volta che chiudiamo gli occhi all’orrore del potere espletato con la forza. Lo siamo in ogni parte del mondo dove l’acqua viene tirata  via dal fango,dove gli ospedali sono i cimiteri,dove le scuole sono tombe. Quando chiamiamo diritto di difesa un genocidio oppure tramutiamo un occupazione in una esportazione di democrazia. Quando per gli interessi di pochi sceicchi sacrifichiamo il nostro popolo attraverso la sua ignoranza. Diventiamo mister Hyde quando armiamo  le mani dei talebani e dell’Isis di munizioni e di false speranze, dimenticandoci poi di riprenderci le prime e realizzare le seconde.

dr Jekyll e Mr Hyde
dr Jekyll e Mr Hyde

Siamo sull’orlo di un precipizio,guardiamo giù nell’abisso, sofferenti e storditi, ma anche inebriati dalla tentazione diabolica di lasciarci cadere per provare quale sia la sensazione del precipitare. Perché questo è quanto ha fatto l’uomo per secoli, da sempre. Non è una questione di Allah, di Islam o occidente, ma di uomini. Se lo capiamo,forse, facciamo in tempo a non cadere nell’abisso perl’ennesima volta.

 

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