Colera-Napoli-1

DAL COLERA AL COVID. IO C’ERO, IO CI SONO.

IO C’ERO. IO CI SONO. BUON NATALE.
(avvertenze: post lungo, non vi farà morire di coronavirus,ma probabilmente di noia)
1973.
Ultimi rigurgiti d’estate, agosto ormai nella metà superiore.
Ti godi gli ultimi bagni su un isola che pian piano si svuota, diventa meno caotica; aspetti l’inizio del campionato, ti prepari pian piano al ritorno a scuola, aspetti i primi temporali per andare in cerca di funghi.

 Ti arriva addosso il colera.
La paura, le fobie, i miti del nemico invisibile.
Invisibile anche mediaticamente, salvo notizie ai sporadici Tg dell’epoca.
Il massimo della tecnologia della comunicazione sono le cabine telefoniche.
Il gettone, bronzeo, entra nell’economia italiana come moneta.
Non giochi più per strada, per paura non per decreto, ti lavi le mani tanto da consumarle, noi che si era abituati a tornare, bambini, a casa solo quando la luna era padrona e sporchi di ogni forma di battero potesse attecchire attraverso la polvere delle strade e delle campagne intorno.
Batteri che partivano già sconfitti da un infanzia con i “fasciaturi” al posto dei pannoloni, acqua bevuta dai pozzi e la scopa al posto del Folletto in casa.
Diventiamo, da un giorno all’altro, sciuscià non piu’ dai piedi scalzi, ma ora costretti a indossare, chissà perché, calzini e scarpe!
Le strade diventano vuote ancor di più, nel silenzio generale riesci a distinguere una per una le cicale che, fino ad allora ti sembravano tutte uguali.
Guai a bere acqua dai rubinetti e via a limonate a gogò, senza zucchero perché fanno più bene.
Già, i limoni, che diventano più preziosi dei diamanti nella psicosi, errata, che tengano lontano il virus.
Da noi, non dalle cozze sulle quali erano da sempre spremuti e che erano state il veicolo del contagio.
File e file di persone per vaccinarsi, persino dai privati, ex infermieri,che hanno avuto il beneplacito dell’ Asl locali per ovviare al gran numero di vaccinazioni da fare nel più breve tempo.
Un milione di persone in una settimana!
I più fortunati trovano le siringhe monouso, gli altri quelle in vetro che dovevano bollire e che dovevi essere baciato dalla sorte ad essere tra i primi per non trovare l’ago spuntato.
Poi arrivarono i soldati americani e, zac, via con le pistole-siringhe.
Il campionato di calcio è a rischio!
Le abitudini cambiano, le economie tracollano, i comportamenti degenerano.
Un uomo inciampa e cade? Attenzione, è appestato!!
Poi tutto passa, il virus viene sconfitto e scompaiono le paure, le fobie e ci si ritrova tutti fratelli, appestati, untori e monatti, giurandosi amore reciproco.
Del colera, dopo 40 anni, rimangono solo i vergognosi striscioni negli stadi del Nord, vergati magari da ragazzi che manco erano nati o conoscono i fatti.
Io c’ero.
2020.
Natale alle porte.
Abbiamo il campionato di serie A e Hamilton è 7 volte campione di F1.
Aspettiamo il vincitore del GF che dura fino a marzo in una quarantena di vuoto televisivo e pare che avremo puntualmente qualche sorta di crisi di governo.
Rispetto al 1973 c’è la disoccupazione al massimo e in mezzo alla strada non ci sono più bambini che giocano perché gli spazi li abbiamo sostituiti con la tecnologia in casa e le auto fuori.
I batteri manco sappiamo più′ cosa sono, avendoli sostituiti, da bambini, con l’igienizzante a gogò in casa, dappertutto.
Tanto che, in cambio, ci lascia esposti 2 su 3, a sintomatiche allergiche.
Siamo tanti Joffrey Baratheon in abiti firmati, calzature alla moda e cellulare appena smessi i pannoloni.
Le cabine telefoniche non esistono più.
E con esse i gettoni.
Col cazzo che fai la spesa con la Sim del tuo telefonino!
Intanto ti è arrivato addosso il Coronavirus e con esso le paura, le fobie, i miti del nemico non più′ invisibile
Lui è mediatico, dai Tg alla D’Urso è il personaggio dell’anno, del mese, della settimana,del giorno di tutte le copertine, patinate e non.
Si sovrappone al colera del 73 e sostituisce i suoi elementi a quelli di allora.
Amuchina per i limoni, decreti per svuotare le strade, mascherine per siringhe e bollitori.
Altre cose rimangono uguali o quasi
Le strade diventano di nuovo silenziose, stavolta private delle auto, le grida gioiose di bambini impegnati in giochi mancano da tempo.
Si rimane chiusi in casa per decreto.
Niente tombolate, partite a 7 &1/2, le “nocelle” le mangi e basta, altro che “castellucci” da conquistare.
Uffà.
I piu’ fortunati hanno il conto in banca, la casa di 200 mt quadri al posto dell’ago meno consumato del ’73.
Che, alla fine dei conti, era più democratico.
E ti cantano sui social una canzoncina per dirti di star calmo e quieto.
Abbiamo mascherine, respiratori e tanta buona volontà, soprattutto nel fare ore di fila per fare un tampone.
Tutto quello che manca a chi ci governa che ci ricorda che abbiamo approfittato delle discoteche e del bonus vacanze infettarci di nuovo, nonostante i banchi a rotelle, monopattini e gli autobus con i finestrini aperti messi a disposizione.
Evviva!
Ti devi auto certificare per spostarti di 100 metri e attraversare un comune è impresa da Cortina di Ferro, nonostante ci siamo scoperti tutti “congiunti”.
Arrivano, dicono, per tutti i vaccini russi, cinesi e americani ma manca quello antinfluenzale, vatti a fidare.
Chissà se rivedremo la pistola-siringa, ma che c’importa, va bene lo stesso!
Scompariranno le paure, le fobie e tutti si riabbracceranno festanti, giurandosi amore reciproco, appestati, untori e monatti.
Proprio come per il colera .
E tutto passerà, come per il colera.
Salvo che, tra 40 anni, qualche deficiente ancora esporrà vergognosi striscioni agli stadi, stavolta da nord a sud, ognuno contagioso di qualcosa.
Io c’ero.
Io ci sono.
Buon Natale a tutti, ci risentiamo per Pasqua.
Avanti, adagio, fanculo

 

 

 

 

 

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