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Il Natale di Hassim e Lisa

Aleppo,Siria, 20 dicembre 2016

Hassim entrò in quella che una volta era la sua casa.

File di mattoni miracolosamente in piedi delimitavano al sua area.

Il resto era solo un confuso ammasso di cianfrusaglie, suppellettili, calcinacci rotti e miscelati fra di loro come se fossero passati per un immensa centrifuga.

Le pareti, o almeno quello che ne rimaneva, erano nere dall’ardente incendio che ivi si era propagato.

Fuoco e fiamme avevano seguito il fischio e il tremendo botto.

Un’ esplosione collerica, tremenda, come da tempo Hassim, e altri bambini come lui, avevano imparato a conoscere.

E il fatto che si fosse a Natale non le rendeva , quelle esplosioni, più belle ne confondibili con i classici botti di quei giorni di festa.

A pensarci bene, osservò Hassim, se il periodo natalizio fosse contraddistinto dai botti, beh, allora lui avrebbe potuto immaginare di essere da sempre in un infinito Natale.

Hassim e la sua sorellina Yaziira erano sfuggiti per miracolo a quella esplosione, insieme ai loro genitori.

Il nonno Kaleb non c’è l’aveva fatta.

Era paralitico da anni e il missile lo aveva trovato mentre giaceva, come ogni giorno, ogni ora,  sul suo letto di paglia.

Dopo l’esplosione, quando l’incendio era terminato, erano corsi subito là, per cercarlo, o almeno quanto ne restava, e dargli sepoltura.

Niente, il nonno Kaleb  era come dissolto nell’aria.

Hassim camminò sui neri calcinacci, attento a non inciampare, chiedendosi se anche questa volta, la terza,  avrebbero ricostruito, in un altro posto, una nuova casa.

E pensava di quelle assurdità occidentali che aveva letto su internet.

Pareva che in altre parti del mondo si preoccupassero della salute degli animali, i quali sarebbero traumatizzati dai rumori dei botti pirotecnici.

Un sorriso amaro comparve sulla bocca di Hassim: la salute degli animali! C’era qualcuno che si preoccupava di lui, di sua sorella Yaziira, del nonno Kaleb e di tanti altri come loro?

O pensavano che fossero dei supereoi, che non avevano paura anche loro dei botti, di quei botti?

Comunque sia, pensò Hassim, questo sarà l’ennesimo Natale  nel quale Babbo Natale farà il giro più corto del previsto.

Poche le case di Aleppo ancora in piedi, dove lasciare regali o trovare bambini.

Pazienza, pensò il ragazzino, avrà più tempo per altri bambini e si affaticherà di meno.

Stava quasi per finire il giro fra quei cumuli di macerie, quando uno dei suoi piedini, coperti solo da ciabatte di corda, urtò qualcosa di metallico.

Si fermò a guardare, chinandosi sul frammento annerito che sporgeva dall’ammasso informe di cose, pietre e ricordi che era la sua casa ora.

Era un frammento semicircolare.

Hassim già ne aveva visti altri.

E imparato a riconoscerli.

Era quello che rimaneva del missile.

Lo prese in mano.  Nel metallo, oramai contorto e annerito poté solo notare alcune incisioni.

Con il polsino del suo maglione, strofinò forte forte per far scomparire il nero da quei segni.

Poche lettere, frammentate , comparirono magicamente : “ GU…LI  AR..M..TI”

Hassim non riuscì a capire cosa significassero.

Deluso lanciò dietro di lui il pezzo di metallo, lasciandoselo alle spalle.

Come la sua casa, il suo passato, il ricordo del nonno Kaleb.

 

Italia, 20 dicembre 2016, un posto imprecisato del Nord est

Lisa ha appena finito di vergare le ultime righe della sua lettera a Babbo Natale.

E’ nello studio del nonno, nella fabbrica in loro possesso

Non è stata cosa facile, perché mai come quest’anno veramente non sapeva cosa chiedergli.

A dire il vero, ogni anno Babbo Natale era stato sempre prodigo con lei, accontentandola sempre.

E per le altre necessità c’erano mamma Silvia  e papà Lorenzo.

E soprattutto nonno Gianluigi, il proprietario della fabbrica.

Ecco, pensò Lisa, nonno Gianluigi somigliava molto a Babbo  Natale, con quella sua barba bianca e l’imponente figura.

E Lisa amava credere che fossero la stessa persona.

Tant’è che il nonno , ogni anno a Natale, faceva arrivare un imponente statua di Babbo Natale nella quale altri bambini, figli dei dipendenti della fabbrica del nonno, inserivano le loro letterine.

E Lisa non era di meno.

Alla fine aveva deciso cosa chiedere a Babbo Natale.

C’era una magnifica casetta per bambole.

Ne aveva già un’altra, ma quella era ancora più bella.

Sarebbero state al calduccio  e comode le sue bambole!

Scese dalla sedia e si lanciò fuori dall’ ufficio.

Arrivò nel cortile, e cercò con lo sguardo dove fosse la statua.

Eccola, li in fondo, vicino all’ultimo capannone!

La sirena suonò gli ultimi striduli avvisi che la giornata di lavoro era terminata.

Da lì a poco sarebbero andati tutti via e anche lei, accompagnata da Pietro, un collaboratore del nonno, sarebbe tornata a casa.

Doveva sbrigarsi.

Infilò la letterina nella fessura sulla sacca di ceramica, come lo era  tutta la statua, assicurandosi che fosse entrata tutta.

Poi si mise a guardare, soddisfatta del lavoro svolto, la statua.

Sì, assomigliava un po’ a nonno Gianluigi.

Ma se il nonno e Babbo natale erano la stessa persona, dove nascondeva mai la slitta e le renne?

Lisa è sveglia e arguisce che in quei capannoni, dove non la fanno mai entrare, ecco forse lì sono custoditi slitte e renne!

Dal suo fantasticare la distoglie la voce di Pietro che la sta chiamando.

Lo vede e gli corre incontro.

E’ ora di tornare a casa!

Meno male, l’aveva fatta appena in tempo!

Sale in macchina con Pietro e si dirigono all’uscita della fabbrica.

Lisa si mette in ginocchio sul sedile posteriore, voltata verso il parabrezza di dietro.

La bambina  segue con gli occhi la figura della statua di Babbo Natale finché la visuale glielo consente.

Escono dal cancello della fabbrica.

Ora Babbo Natale non è più visibile.

Ma la sua attenzione  è attratta da quella scritta che campeggia da sempre sul grande cancello.

Vi è scritto “GUIDELLI ARMAMENTI”

Le era sempre sembrata incomprensibile, prima.

Ma ora Lisa va a scuola e sa cosa significa quella parola vicino al loro cognome.
E sa a cosa serve.

Si siede, soddisfatta, sul sedile.

Sì, il nonno deve essere Babbo Natale.

Sì, in quei capannoni segreti ci devono essere la slitta e le renne.

E quel nome serve per far paura ai ladri cattivi che vorrebbero rubare tutti i giocattoli.

Dopo tutto chi penserebbe  di andare  a rubare in una fabbrica di armi?
Sarebbe pericolosissimo!

Lisa si accomoda meglio sul sedile, appoggia il capo vicino al finestrino laterale, spingendo il nasino vicino ad esso.

Il fiato che le esce si diverte ad appannare il vetro, e lei, con i ditini, improvvisa magici ghirigori.

Mentre guarda, indifferente, il paesaggio che scorre fuori, torna al suo mondo fantastico.

E agli incredibili giochi che potrà fare con la sua nuova casa per le bambole.

Un pensiero su “Il Natale di Hassim e Lisa”

  1. Nel brutto della vita, c’è una cosa bella…l’innocenza dei bambini
    Purtroppo quando perderanno quella innocenza, si renderanno conto di quanto la vita reale sia diversa da quella sognata!!
    Si renderanno anche conto che non tutto dipende dalla propria volontà…ma anche e spesso dalla volontà di altri….che non conoscono, che non sono vicini e che non somigliano a Babbo Natale!

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