referendum

Perchè voto NO parte 3

Dieci punti per un SÌ, dieci risposte per un NO.

Partiamo da una considerazione che ritengo incontrovertebile.

La verità è che, chi vince vince il 4 dicembre, di sicuro il 5 dicembre ci sarà un solo sconfitto: il popolo.

Ecco, al di là degli aspetti più o meno giusti da una parte e dall’altra della questione, quello che imputo, e che mi farà votare senza dubbi NO, al venditore di balle toscano è di aver diviso il popolo, che era stato chiamato a governare, in due fazioni.

Il suo obiettivo, sin dall’inizio, non è stato, come si pensa erroneamente, accentrare il referendum su se stesso, ma usare lo stesso per dividere, al motto degli antichi Divide et Impera.

Un paese spaccato accetta più facilmente ogni sorta di nefandezza rispetto ad un paese coeso. Il 5 dicembre non sarà piu Renzi, o chi per esso, l’obiettivo dei nostri strali, ma ogni concittadino di cui conosceremo la sua direzione di voto.

La pecora teme il lupo, ma è il pastore a portarla dal macellaio.

Partendo dal quesito referendario, già tendenzioso e artefatto dì per se, la forza argomentativa del si basa su alcuni punti.

Voglio porre l’attenzione, di seguito, su dieci, di questi punti

1) Si risparmierebbero 500 milioni tagliando il numero dei senatori

Falso.Effettivamente i senatori tagliati sarebbero 200, ma la Corte dei Conti ha già precisato che l’effettiva ricaduta economica sarebbe di poco più di 50 milioni di euro, perché le spese dell’intero Senato resteranno.

Perché invece non tagliare anche il numero dei parlamentari, ridurre i loro compensi e tagliare i vitalizi? Non c’è bisogno di cambiare la Costituzione, per fare questo!

2) Saremo comunque noi, anche se indirettamente, comunque, ad eleggere i Senatori.

Falso. Similmente a quanto accaduto, proprio in questi ultimi tempi, per le città metropolitane (ex province) sarà la politica ad autoeleggersi scegliendo tra gente votata da noi per altri incarichi.

Oltretutto, questi nuovi senatori, già oberati del loro, dovranno (magari anche solo una volta al mese, sic!, come ha prospettato fanfaronisticamente Renzi) dovranno decidere su cose di massima importanza come le direttive europee.

Qualcosa di simile è accaduto da anni nei tribunali diminuendo, in nome della spending review, i cancellieri, con gli evidenti effetti che subiamo noi cittadini oggi.

3) Avremo (finalmente) un Senato alla tedesca e in linea con molti paesi del mondo

Falso.  A parte che sarebbe da capire perchè dovremmo scopiazzare sempre gli altri, sempre e solo in parte e non in materia di lavoro, diritti sociali, istruzione etc, c è da chiarire un altro aspetto.

I rappresentanti dei Lander (regioni) tedeschi, hanno vincolo di mandato ossia devono rispondere alle regioni di provenienza che li nominano, del loro operato e spesso ne difendono gli interessi anche contro il partito di maggioranza al governo.

Quelli italiani  (figurati!) non hanno vincolo alcuno e verosimilmente risponderanno alla maggioranza che li ha gratificati dell’ immunità nominandoli Senatori.

Inoltre il Bundesrat, ossia il Parlamento delle regioni tedesco, ha competenza su quasi tutte le materie, compreso salvaguardia del territorio, che in Italia passerà a disposizione del Governo per eventuali svendite e speculazioni.

4) Popolo più sovrano.

Falso. Come non votiamo già le per le Città Metropolitane, nemmeno i senatori saranno scelti direttamente, al limite daremo un indicazione, ma la scelta sarà dei partiti.

Inoltre le firme, per le leggi d’ iniziativa popolare, saranno aumentate da 50.000 a 150.000.
Certo, avremo, in cambio, la certezza di votazione , ma la maggioranza potrà sempre bocciarla se non conforme ai suoi interessi.

5) La riforma snellira’ l’iter legislativo.

Falso. Perché in Italia il problema è che si fanno troppe leggi ( record continentale) ma tutte arruffate. Con il Senato spesso chiamato a riparare orrori e limitare interessi sfacciati.

E il problema della velocità è relativo perche alcune leggi, come quella sul finanziamento dei partiti, è passata in un batter d’occhio.

Sono quelle di interesse pubblico che si arenano, ma non per colpa del presunto ping pong tra Camera e Senato, ma per colpa della nostra nefasta e insulsa classe politica.

E poidove è mai detto che il bicamerismo è il padre di tutti i guai?
La patria della democrazia, la Grecia, è monocamerale, e non mi sembra che siano state tutte rose e fiori!

6) Percorso democratico e costituzionale della riforma

Falso. A parte che ci sarebbe da discutere su un governo e un parlamento dichiarato eletto in maniera incostituzionale, ci sono altri punti.
1) La riforma costituzionale non era nel mandato conferito dal popolo elettore votante alle ultime elezioni;
2) il percorso delle riforme è stato di fatto “imposto” a colpi di fiducia;
3) non si tratta di una “revisione” ma di un cambio radicale per il quale motivo si dovrebbe invece eleggere un’ assemblea costituente;

7) la riforma ha passato 6 volte il vaglio delle Camere.

E’ vero, ma dimenticano di dirti come: minacciando lo scioglimento delle Camere, eliminando il dibattito parlamentare con “canguri” e altre forme astruse di controtruzionismo.

Con tempi di discussione ridotti in sedute-fiume e notturne, ponendo più volte la fiducia, come fosse un normale provvedimento e non la Legge Madre di tutto l’ impianto giuridico del Paese,.
Cancellando ogni confronto con le opposizioni e talvolta persino con parte minoritaria della stessa maggioranza di governo.

8) Non ci sono più poteri al Premier

Qui si gioca con il significato delle parole.
Se è vero che non c’è un articolo che stabilisca questo, ci sono, invero, numerosi punti oscuri, aditi a libere interpretazioni e a non prevedere determinati casi.

Chi vince le elezioni potrebbe, in effetti,  governare a colpi di maggioranza indisturbato per 5 anni e magari cambiare ulteriormente la Costituzione, oltre alla concreta possibilità di scegliersi il Presidente della Repubblica e la maggioranza dei giudici Costituzionali.

I principii su cui si basarono i padri costituenti erano:  a) che la Costituzione dovesse essere a portata di tutti  e quindi non “interpretativa” ; 2) che fosse “inclusiva” di ogni possibile accadimento, risolvendo, alla radice, la nascita di possibili elementi che minacciassero la democrazia nel Paese.

I famosi pesi e contrappesi che ora verranno scavalcati e messi da parte.

9) Non c’è pericolo di una deriva autoritaria

Falso. E a dirlo sono i maggiori costituzionalisti del Paese, mica io!
Proprio in virtù di quanto detto al punto precedente.

All’alba di un’ epoca buia per l’ Europa e densa di venti autoritari, della nascita di nuovi nazionalismi, del pericolo terrorismo e del problema immigrazione, di muri costruiti per dividere e di speculazioni finanziarie che nulla hanno a che vedere con l’ ideale di Europa dei Popoli, ricordiamoci che i padri costituenti avevano fornito la Costituzione di un adeguato meccanismo di pesi e contrappesi , atti ad evitare il ripetersi dell’uomo solo al comando.

Questo ci ha permesso di difenderci negli anni bui del terrorismo nostrano, da colpi di Stato eventuali come Gladio o Borghese, dalle tentacolari infiltrazioni della P2 e di altre logge massoniche.

E poi, permettetemi, passare da Calamandrei o Croce a Renzi, Boschi e Verdini, è una pazzia conclamata e un insulto all’intelligenza vero e proprio!

10)  Non vengono intaccati i valori basilari della prima parte della Costituzione.

Non è vero, già la limitazione di Sovranità del Popolo (art.1) nel ridurre le facoltà elettorali viste al punto 4 sono sufficienti.

L’ art. 117 inserisce nella Costituzione l’ obbligo di ottemperare alle leggi di questa Europa, retta da burocrati mai eletti, mai scelti, mai conosciuti, ma solo subiti. Altro che arance e vongole dopo!

Nello stesso articolo, al comma 4, con la “clausola di supremazia statale” il governo si prende il potere di decidere del territorio e dei servizi di 15 regioni su 20 per poterne disporre verosimilmente a proprio piacimento.
Anche per poterne fare cibo per investitori-avvoltoi internazionali.
Come successo per la patria della democrazia, la Grecia.

Viene toccato anche l’articolo 78 che concerne la dichiarazione dello stato di guerra.

Per la precisione l’attuale testo, ancora vigente fino (e speriamo anche dopo) al pronunciamento referendario recita “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”, mentre quello riformato, o per meglio dire deformato, dice: ” La Camera dei deputati delibera a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al Governo i poteri necessari”

Conclusioni

La verità è che questa Riforma non è voluta dal popolo, ma da banche come Jp Morgan e le sue pulci Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch ratings, e istituzioni come la Nato o il nostro padrone da sempre, gli USA. Con l’Europa che strizza gli occhi agli ultimi diritti che ancora difendiamo strenuamente, come un avvoltoio che volteggia su di un cadavere.

Mi basta questo per votare, convintamente, NO!

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