Giovanni Postal_lapide lungo la statale

La notte dei fuochi

Con l’espressione Notte dei fuochi (in tedesco Feuernacht) si indica la notte tra l’11 e il 12 giugno 1961, quando un gruppo di terroristi sudtirolesi, aderenti al Befreiungsausschuss Südtirol (BAS), compirono numerosi attentati dinamitardi, soprattutto a tralicci dell’alta tensione. il cantoniere dell’Anas Giovanni Postal rimane ucciso mentre tenta di rimuovere un ordigno esplosivo posizionato su un albero.

Traliccio abbattuto a Cardano
Traliccio abbattuto a Cardano

Una vicenda dai lati ancora oscuri in cui si mescolano irredentismo, interessi geopolitici, servizi segreti italiani e stranieri. E’ l’11 giugno 1961. In Alto Adige si festeggia come ogni anno la festa del Sacro Cuore e la vittoria del patriota locale Andreas Hofer contro l’invasione napoleonica. Ma quell’11 giugno è una notte diversa. Ad appena 15 anni dalla fine della seconda guerra mondiale ai confini dell’Italia scoppiano di nuovo le bombe. All’una, a Bolzano, il primo ordigno. Nelle quattro ore successive altre esplosioni causano enormi danni alle infrastrutture della regione e abbattono decine di tralicci dell’alta tensione. I controlli messi subito in atto dalle forze di polizia e armate portarono all’individuazione di una carica inesplosa presso un cavalcavia e 50 q di dinamite e una grossa mina posti vicino alla diga di Selva dei Molini.

La prima pagina de Il Giorno
La prima pagina de Il Giorno

Gli irredentisti sudtirolesi vogliono il buio e la secessione dall’Italia. La reazione alle bombe dell’11 giugno è direttamente proporzionale alla portata dell’avvenimento. Per la prima volta, la Svp si schiera apertamente e senza riserve contro i dinamitardi. Lo Stato italiano, da parte sua, teme una vera e propria guerra civile e mostra i muscoli. A Bolzano, sette alberghi vengono requisiti e trasformati in caserme, arrivano i battaglioni mobili, viene creata la scuola per allievi agenti di polizia. Il ministro dell’Interno Scelba spara ad alzo zero sulla Svp, il presidente del consiglio Fanfani impone il coprifuoco e l’obbligo del visto d’ingresso per gli austriaci che vogliono entrare in Alto Adige.

La macchina degli investigatori si muove rapida, partendo anche da alcuni marchiani errori dei dinamitardi. Le forze di polizia fermano e arrestano ogni sospetto, e sotto i primi interrogatori (sui quali aleggia l’ombra di confessioni estorete con la tortura) arrivano le prime delazioni.Successive indagini consentirono di portare in giudizio davanti alla Corte d’assise di Milano ben 91 persone: 22 in stato di detenzione, 46 a piede libero e 23 latitanti. La sentenza n. 57/64 del 9 novembre 1964 inflisse pesanti condanne.

I numeri del terrorsimo in Alto Adige: trentadue anni di guerriglia, iniziata dal 20 settembre del 1956 al 30 ottobre del 1988: 361 attentati con esplosivi, raffiche di mitra e mine antiuomo. Ventuno morti, di cui 15 rappresentanti delle forze dell’ordine, due cittadini comuni e quattro terroristi, dilaniati dagli ordigni che loro stessi stavano predisponendo. E poi 57 feriti: 24 fra le forze dell’ordine, 33 fra i privati cittadini. Sono le cifre ufficiali del terrorismo in Alto Adige.

Un pensiero su “La notte dei fuochi”

  1. Ricordo bene questo periodo. Ero bambina e mio padre faceva il macchinista delle FF:SS. Gli fu chiesto di andare in trasferta a Bolzano. Era una trasferta speciale, pagata benissimo, il doppio dello stipendio. Doveva essere per un solo mese, invece furono due mesi (non trovavano personale disposto ad andare). Il suo lavoro era quello di guidare il treno, ma avrebbe dovuto fare in più un altro servizio…..Controllare una volta arrivato il convoglio a destinazione e prima della partenza, i luoghi dove potessero essere nascosti ordigni. Quindi, controllare le carrozze, le retine porta valige, i bagni, tutti i luoghi dove ipoteticamente potevano trovarsi oggetti sospetti. Nei due mesi, ne trovarono solo uno, era stato lasciato dentro una valigia piccola appoggiato su una retina sopra il sedile passeggero. Fu tentato di prenderla perché altre volte nei suoi viaggi era capitato di trovare oggetti lasciati incustoditi, dimenticati da passeggeri. Non lo fece, chiamò gli agenti della Polfer che si preoccuparono di allontanare tutti i passeggeri, anche quelli a terra e gli artificieri recuperarono la valigetta. Nessuno alla stazione seppe mai nulla, forse per non mettere in allarme la popolazione. Non tornò mai a casa in quei mesi. Al ritorno ci raccontò perché fosse partito e quello che aveva fatto. Non aveva detto nulla a noi di famiglia, aveva giustificato la trasferta per motivi di convenienza economica, in quel periodo effettivamente i soldi in casa scarseggiavano. Ecco, perché ricordo bene quei momenti. Da allora seguivamo i fatti leggendo giornali, la televisione dava pochissime notizie in merito! Quel periodo è stato dimenticato, come tante cose brutte a volte è meglio….dimenticare!

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