Gustave Le Bon: Psicologia delle folle

25Pubblicato nel 1895, questo studio seppe cogliere i primi segnali dell’entrata in scena di un nuovo attore sociale: la folla, soggetto e, al contempo, oggetto dell’operare politico.

Degradato a manuale precettistico, fu “livre de chevet” di dittatori e aspiranti tali durante gli anni Venti del Novecento. Ma nelle sue parti più vitali, nelle sue numerose intuizioni, in un certo profetismo, questo libro inaugura l’epoca di una nuova autoconsapevolezza dell’uomo.

2 pensieri su “Gustave Le Bon: Psicologia delle folle”

  1. Gustave Le Bon, antropologo francese, fu il filosofo autore della Psicologia delle Folle. Opera scritta nel 1895.
    Secondo la sua dottrina, il cervello dell’uomo è il solo del mondo animale che abbia riuscito a vincere l’Istinto, a dominarlo ed ad utilizzarlo secondo la sua volontà. Tutto questo grazie alla Ragione: L’Istinto animale detta di fare l’atto sessuale, ma l’Uomo animale dotato di ragione può decidere di non farlo. L’Istinto animale mette in sonno la libidine, ma l’Uomo, animale dotato di ragione può decidere di fare l’amore malgrado questo Istinto di libidine negativa.
    Ma se Le Bon sostiene che il cervello dell’Uomo domina l’Istinto, questo non è più valido quando molti cervelli, di parecchi individui, si ritrovano insieme. In questa situazione, decine, centinaia, migliaia di cervelli formano un gigantesco cervello, quello della folla, che lui è soggetto all’Istinto animale. Istinto che non può dominare. Perché la Ragione individuale non esiste più, rimpiazzata dalla Istinto irrazionale di folla. È per questo motivo che i Grandi Personaggi della Storia, i Profeti, i Riformatori, i Demagoghi, ma anche i grandi truffatori, i grandi manipolatori, i fondatori di sette, hanno potuto convincere folle intere grazie all’Istinto, ed ai sentimenti, pur avendo delle grandi difficoltà a convincere l’individuo solitario ed anche la loro donna o i loro bambini in casa. La verità è che l’individuo analizza e la folla no. Subisce. Per Istinto.
    Gustave Le Bon spiega, fra l’ altro, questa teoria dell’istinto animale, con due esempi. Nel 1895 espone, profeticamente, una situazione equivalente dell’attentato del 11 Settembre 2001. Un gruppo di uomini, carichi di diplomi, istruiti e sapendo analizzare individualmente, sono riuniti insieme, formati insieme ed inviati insieme al macello: realizzare un attentato Kamikaze. Il lancio della bomba atomica dei poveri su New York. I diplomi, l’intelligenza e la ragione propria a ciascuno scomparvero definitivamente nel momento in cui ogni cervello individuale fu obbligato ad immischiarsi con quello degli altri, e di formare una folla. Nuovo cervello che ha come unico e solo motore l’istinto animale, fuori da ogni ragionamento.
    Il secondo esempio, Le Bon lo prese nei Tribunali delle Corti d’assise e precisamente nella Giuria in quanto folla. Dove individualmente il ragionamento faceva parte di ciascuno dei giurati, ma in quanto insieme di cervelli l’Istinto ed i sentimenti ne prendevano il sopravvento. Ecco perché in questi tribunali i procuratori, gli avvocati della difesa e quelli delle parti civili gareggiano più sull’istinto che sulla ragione per convincere la giuria, almeno quando non ci sono prove.
    La teoria della Psicologia delle Folle fu studiata attentamente durante e tra le due Guerre Mondiali. Ed in particolare dai grandi manipolatori di folle di questa epoca: Lenin, Mussolini e Hitler. Poi, da tutti i Grandi di questa epoca. Churchill, Roosevelt, Stalin, De Gaulle ebbero sempre questo libro di Gustave Le Bon, come libro prediletto, nella tasca interna del loro cappotto. Ma senza dirlo agli altri. Perché come tutti i libri ed i manuali avendo servito agli uomini di stato e ai condottieri per governare o maneggiare le folle, tale La Psicologia delle Folle di Le Bon, o gli individui, tale Il Principe di Machiavelli, questi libri, questi manuali, i Grandi Uomini si guardano bene dal metterli tra tutte le mani. Ragione per la quale popoli e folle non conoscono Gustave Le Bon che pertanto teorizzò il loro comportamento, ma tutti quelli che hanno l’abitudine di manipolarli, sì.
    Perché oggi si può parlare più facilmente della filosofia di Machiavelli e non di quella di Gustavo Le Bon che spesso si nasconde ? Secondo me è che come individuo (Machiavelli) io posso criticare e giudicare qualsiasi altro individuo. Ma quando un individuo, solo, tenta di analizzare un gruppo di individui (La Folla di Gustavo le Bon), là, non si è molto lontani dall’accusa di razzismo, di antisemitismo, d’anti qualcos’altro. Ecco perché si può parlare dell’Individuo di Machiavelli, e si nasconde sotto il cappotto il libro che parla delle Masse di Gustavo le Bon.

Rispondi a Pensolibero.it Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>