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La compagna di classe

Sinceramente, a me,  di Maria Elena Boschi, non me ne può fregare di meno.

Oddio, sarei un ipocrita ( o quanto meno desterei sospetti)  se non ammettessi che una parte di me ha un conflitto di interessi con alcune parti di lei.

Ma, vi assicuro, come statista, ministra, personaggio pubblico non me ne può fregare di meno.

Non la considero, tutto qui.

Almeno in quelle vesti.

Faccio finta che non esista al pari di tutto il penoso carrozzone da Circo Barnum che la seconda Repubblica ci ha regalato come classe politica e dirigente.

Siamo sopravvissuti ai  Dell’Utri, Razzi, Calderoli, Gelmini, Bondi, Luxuria, Cicciolina, Scajola, il cazzaro di Rignano e il suo padre putativo, il nano di Arcore,  e via dicendo, in un orgia fantastica di sadomasochismo tutto italiano.

Sopravvivremo anche alla Boschi, anche perché ognuno di noi, in fin dei conti, ha avuto una Boschi nella sua vita.

Alzi la mano chi non ha avuto a scuola la compagna di classe, quella più carina, con la famiglia ricca e altolocata, la boccuccia bella, le tettine e il culetto giusti.

Naturalmente, visto che esiste una sorte di giustizia divina, a tanto splendore corrispondeva un buio nero nelle capacità intellettive.

Ma bastava un sorrisino e tu le passavi i compiti e pendevi dalle sue mosse di gattina anche se non ci capiva una cippa di niente.

Il suo “sei il migliore” di allora valeva quanto il “mi dimetto anche io se non vinciamo il referendum” oggi.

Maria Elena Boschi, in fin dei conti, è il più dolce ricordo infantile dei nostri anni scolastici.

Quella che ti ha fatto sognare.

E anche altro, cambiando vocali e togliendo consonanti.

Così ieri sera, quando dal zatterone di salvataggio Gruber, parlava di odio e di sessismo nei suoi confronti, mi tornavano in mente quei candidi anni scolastici dove la Boschi di turno, laddove non funzionasse,  in sede di un interrogazione , l’alfabeto Morse del battito delle ciglia poste sui magnifici occhioni, accusava il professore di turno di avercela con lei per i più fantomatici motivi.

Odio, sessismo, satira perniciosa contro: un refrain di un altro nostro (per quelli della mia età) caposaldo della fanciullezza, il pulcino Calimero con il suo “ se la prendono tutti con me perche’ sono piccolo e nero ”

Credetemi, la Boschi non è un conflitto di interessi, ma un’ arma di distrazione di massa.

Le guardi la bocca, le guardi le gambe, gli occhioni che  sbattono le ciglia come ali di farfalla, e ti lasci  convincere che sì, un Dio c’è.

Ti sfugge un solo particolare: che quella stessa presenza divina ha creato, ad uso e consumo della politica, anche una Nilde Iotti.

Il che sarebbe paragonare la voce della Callas ai gorgheggi  sotto la doccia di una qualsiasi esibizionista di un Grande Fratello qualunque.

Oggi,  come allora quando non ti spiegavi come fosse sempre promossa,  non riesci a concepire che cosa abbia a che fare con la politica.

Poi ti sovviene il ricordo dei tempi felici e ti ricordi che, come allora le perdonavi tutto ad un semplice nasino arricciato o simil smorfietta , oggi, dall’alto di un tacco 12 sotto belle gambe, la voti senza chiederti un perché.

Domande esistenziali superflue, che lasci di buon gusto al Gigi Marzullo delle tre del mattino.

La Boschi è un simbolo, uno status quo , l’ennesima valletta di un nuovo pensiero “politico” emergente in questo panorama politico.

Se prima c’erano le “Amazzoni del Cavaliere”, ora vanno di moda le “cortigiane del cazzaro”.

Serve a persone come il venditore di pentole di Rignano a convincervi che le sue batterie sono migliori delle castrole di terracotta in uso in alcune tribù del terzo mondo.

Ci vuol poco, direte voi.

Sì, ma solo se non avete avuto una Boschi come compagna di scuola.

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