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Assassinato Eusebio, il “buon selvaggio” che combatteva i selvaggi

Mentre la fiera dell’EXPO va avanti con tutti i suoi sensi e controsensi, in altre parti del mondo si continua a morire di fame e di violenza, spesso per mano di quelle stesse multinazionali che sono presenti a Milano, nei loro bei padiglioni ipertecnologici. E mentre multinazionali come McDonald’s e la Coca Cola fanno bella mostra di sé e si ergono a paladini della sostenibilità alimentare del pianeta, altre multinazionali come i cinesi della Petroriental e della Chinese National Petroleum Corp, la spagnola Repsol, la brasiliana Petrobras, l’italiana Agip, e l’americana Chevron, e altre, provvedono a deforestare l’Amazzonia, tagliando alberi, impoverendo i terreni, cementificando e asfaltando mostri che crescono giorno per giorno nel polmone verde del mondo. Ma mi chiederete: cosa c’entra l’EXPO e le multinazionali ad esso associate? Ebbene sappiate che, dati alla mano, soltanto il 20% delle terre coltivate produce cibo che è consumato direttamente dalle persone, mentre il restante 80% viene utilizzato come pascoli per nutrire gli animali delle grandi catene alimentari della carne,guarda caso, in mano a grandi multinazionali. Classico esempio riguarda la coltivazione di soia. I venditori di soia spingono i coltivatori, offrendo sementi, fertilizzanti e diserbanti in cambio di soia al momento del raccolto, a tagliare le foreste pluviali e a puntare sulle monocolture intensive. La soia viene poi spedita in Europa e impiegata come mangime negli allevamenti di polli e maiali. Studi di esperti dimostrano che per ogni hamburger utilizzato dalle catene di fast-food, il costo in termini di impoverimento naturale è di 6.25 metri quadrati di foresta. Eppure sembra che non importi a nessuno, tranne che ai diretti interessati, cioè gli Indios. Che nascono, abitano, traggono sostentamento e muoiono in una natura sì rigogliosa ma anche impervia e dura già per se stessa . Eusebio era un indios Ka’apor, uno degli ultimi difensori di una terra che viene sottratta giorno per giorno, metro per metro, dall’avanzare di quella che noi chiamiamo civiltà, progresso, ma della quale non quantifichiamo mai abbastanza i danni collaterali. Eusebio era quello che dottrine dei secoli scorsi definirebbero un “buon selvaggio”, quando con questo termine non si vuol dare un merito particolare ma infiocchettare una presa per i fondelli.  Infatti l’uomo (cosiddetto) civilizzato ,pur riconoscendo, anche con qualche difficoltà che queste popolazioni siano esseri umani, non ha alcuna intenzione di trattarli come suo eguale,sia socialmente che politicamente o economicamente. Anzi, come esseri inferiori persino intellettualmente. Con tali nozioni si è legittimato, in passato ed oggi ogni forma di genocidio o, per meglio dire, di etnocidio. Laddove non sia bastato questo, i sopravvissuti si vedono ricondotti ad uno stato di nuovo schiavismo e continua sopraffazione. Eusebio era uno di quelli che si ribellava al sistema, che lottava per il suo popolo e la sua terra,per dare un futuro ai suoi figli e nipoti,per regalarci un mondo migliore a noi tutti. Era un guerriero ma non poteva diventare un ostacolo insormontabile. Almeno non da solo. Così sono bastati un vile agguato e due colpi sparati alle spalle per rimuoverlo. Alla stessa maniera di  come sono stati rimossi tanti altri piccoli ostacoli prima di lui. Piccoli eroi che da “buon selvaggi” combattevano i veri selvaggi, quelli che al verde di una foresta preferiscono il verde dei soldi. Perciò, ogni qual volta sentirete parlare di EXPO, ascolterete ciarlare qualcuno, incravattato e profumato, di biodiversità come risorsa fondamentale per l’equilibrio dell’intero Pianeta e di energia del pianeta Terra, ricordategli, e ricordatevi , che questa energia non può essere presa in cambio della morte di uomini, piante ed animali. E quando vagherete per quei padiglioni, tenete bene in mente che quando non ci sarà più nessun Eusebio a contrapporsi, novello Davide contro i tanti Golia, all’avanzare di “questo” progresso, quello che ci resterà sarà un mondo interamente fatto della stessa pasta del giorno dopo la fine dell’EXPO: macerie e desertificazione. E allora non ci resterà che addentare quel cemento, bere quel petrolio,ingoiare la polvere di quel deserto che sono l’effetto, e non la causa, della morte dei tanti Eusebio.

di Antonio Mattera

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/07/amazzonia-ucciso-eusebio-i-vigliacchi-sparano-alle-spalle/1658488/

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