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Il mistero delle monete scomparse

Il mistero delle cento lire scomparse

Non tutti lo ricordano, ma a metà degli anni ’70 dello scorso secolo,  in Italia si verifica un giallo degno dei migliori autori del calibro di Agatha Christie, Ellery Queen, Raymond Chandler.

Incomincia una strana e poco controllata “moria” delle monete , definite tradizionalmente “divisionali”, da 50 e 100 lire, ma anche di piu’ piccolo taglio.

100 lire
100 lire

L’Italia è un paese da turismo e parecchie monete finiscono come souvenirs  nelle tasche di turisti, ben felici di portarsi a casa un ricordino anche di pregevole fattura. Ricordate il bel fabbro muscoloso e tutto nudo delle 50 lire, oppure la dea Minerva delle 100 lire? Oppure ancora la spiga, finemente cesellata, della 5 lire?

Le monete italiane sono di così pregevole fattura, e non solo nell’incisione, che i costruttori di orologi giapponesi trasformavano le nostre monete, di ottima lega, in casse per il loro prodotto.

50 lire
50 lire

E’ il periodo anche dei juke-box, dei flipper nelle sale gioco, delle prime biglietterie automatiche, tutte alimentate con quelle monete.

La moneta , quando il conio era sotto l’egidia dello Stato, è stampata in proporzione alla bancanota, ma vuoi l’inflazione, vuoi una probabile speculazione, vuoi i motivi detti sopra, il pezzo in metallo viene drammaticamente a diminuire.

I più colpiti sono i commercianti. Alcuni arrivano a dare il resto in caramelle!

Per ovviare a questa difficoltà, ecco sovvenire il sempre presente spirito d’iniziativa italiano!

I “miniassegni”

Il 10 dicembre 1975 fa la sua prima comparsa un assegno circolare dalle dimensioni ridotte (110×60 mm. – 210×58 mm.), molto simile a quelli ordinari.

miniassegni
miniassegni

E’ l’Istituto Bancario San Paolo di Torino, con un miniassegno intestato all’associazione commercianti di quella città, a lanciare quest’idea  e segna l’inizio. della travolgente “avventura” dei “miniassegni” che, con alterne vicende, coinvolgerà, volente o nolente, tutti gli italiani ed alcuni “investitori” francesi, inglesi, tedeschi ed americani .

miniassegno2

Molte furono le banche, oltre la citata San Paolo, che emisero miniassegni nei vari tagli da 50, 100, 150, 200, 250, 300 e persino da 350 lire: Credito Italiano, Banco di Napoli, Banca Agricola Commerciale di Reggio Emilia, Banca di Credito Agrario di Ferrara, Banca di Trento e Bolzano, Istituto Bancario Italiano, Banca Cattolica del Veneto, Banca Provinciale Lombarda, Cassa di Risparmio di Biella, Banco di Sicilia, Banca di Credito Agricolo e Bresciana, Cassa di Risparmio di Venezia, Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino ed altre.miniassegno3

A queste vanno aggiunti i “buoni” emessi da associazioni di commercianti di varie città, compreso l’Upim e La Rinascente.
Complessivamente, furono interessate alla emissione 32 banche, per un totale di 835 tipi diversi, per l’ammontare di 200 miliardi di lire di facciale

Se per i commercianti divennero una manna , non fu lo stesso per il cittadino normale.

Chi li aveva in cambio della moneta ben presto si accorse che, per via dell’usura, diventavano inservibili.

E poi c’era sempre la questione dell’italica usanza di non fidarsi troppo quando di mezzo ci sono soldi!

Speculazione?

A pensarci bene, non è utopia pensare ad una sorta di speculazione. Naturalmente con la connivenza di Banca d’Italia, magistrati e politici!

Vediamola così: io banca faccio incetta di  monete, togliendole dal giro economico.

Il commerciante,l’associazione, la catena alimentare,  esasperati, mi propongono di versare nella mia banca, diciamo, 50 milioni in banconote e in cambio di avere tutti miniassegni da  50, 100, 300 lire.

Insomma si sostituiscono soldi veri con pezzettini di coriandolo!

Ma io banca, forte di quei soldi, li reinvesto, anche usandoli come capitale per prestiti,ai quali applicare i famosi tassi.

Ma la corda non si può tirare a lungo, quindi il gioco deve finire.

Ritorno alla moneta

Agli  inizi 1978, la Zecca italiana coniò e mise in circolazione un centinaio di milioni di pezzi di una nuova moneta da L. 200 (da alcuni chiamata bronzino).

L’afflusso di questo denaro fresco permette pian piano l’estinzione di questi miniassegni.

200 lire
200 lire

Ora vi chiederete: quindi la Banca si deve riprendere dei pezzi di carta inutili e versare denaro corrente?

Nossignore, perché, da calcoli fatti, sembra che solo il 40% di quei miniassegni tornò, dai suoi genitori adottivi(associazioni, catene di negozi, commercianti , popolo etc), alle banche.

Motivo per il quale le banche, tra denaro versato per ottenere questi miniassegni  e poi non riscossi, e gli interessi maturati su prestiti ed altre speculazioni fatte con il denaro contante, sono le migliori imputate di questo giallo perfetto.

Come spesso accade, l’imputato ha bisogno anche di un complice, ed in questo sovvengono i politici, i magistrati, gli organi di controllo, anch’ essi collusi.

Oggetti di collezionismo

Usciti di scena, i miniassegni continuarono a vivere ancora per qualche anno fra gli scambi dei collezionisti, poi su tutto scese l’oblio. Molti mercatini hanno ripreso ad offrirli oggi.

L’ultima curiosità di questa strana storia dimenticata: nessuno è mai venuto a sapere il nome del genio della finanza che penso a tale metodo.

Un vero genio, rispetto ai pollastri di oggi.

Tutto questo è rimasto per sempre nel limbo dei ricordi, o per meglio dire nell’oblio della mente.

Uno dei tanti misteri di quegli anni, quelli del terrorismo, del rapimento di Aldo Moro,dell’Italia del calcio seconda in Messico oppure eliminata al primo turno nel 1974 ai mondiali in Germania.

Un mistero tutto italiano.

Altro che Ellery Queen, Agatha Christie, Raymond Chandler !

2 pensieri su “Il mistero delle monete scomparse”

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